Trent’anni per omicidio volontario aggravato dai futili motivi. E’ la richiesta avanzata oggi 5 novembre 2015 dal piemme Emilio Pisante nei confronti del 25enne aiuto-cuoco cinese Zhou Jihaui, detto Sushi, accusato di aver ucciso il suo capocuoco, il connazionale Zu Waiting, 53 anni, al ristorante Sushi wok di via Passerini. Non appena l’interprete gli ha tradotto la richiesta del pubblico ministero, Sushi, che viene giudicato con rito abbreviato, ha avuto una reazione istintiva: “Ma perché 30 anni?” ha chiesto con aria stupita. Una richiesta di pena che il suo difensore, l’avvocato Paola Pepe del foro di Genova, ha riconosciuto essere “certamente in linea con quanto previsto dalla procedura, ma che ritengo eccessiva dal momento che è stata contestata anche l’aggravante”. Non è escluso che l’imputato, nell’udienza fissata per il 19 novembre in cui è attesa la sentenza, possa decidere di rilasciare dichiarazioni spontanee prima che il giudice Giuseppe Bersani si ritiri in camera di consiglio.
Zu Waiting era stato ucciso il primo ottobre del 2014 nella cucina del Sushi wok con una coltellata alla schiena. Poche ore dopo il delitto Sushi, in Italia con regolare permesso di soggiorno, venne fermato a Genova. All’inizio ammise le proprie responsabilità poi ritrattò tutto: “Non l’ho ucciso io”. Nessuna impronta è mai stata trovata sul coltello usato per ammazzare la vittima. Eppure nella sua requisitoria la pubblica accusa ha insistito da una parte sui rapporti conflittuali che erano insorti tra il capo-cuoco e Sushi, che era in prova al ristorante da una sola settimana; dall’altra, citando diverse sentenze della Corte di Cassazione, proprio sull’aggravante dei futili motivi.