Imprese femminili in calo: agricoltura e commercio i settori più colpiti

Le imprese femminili, che nel 2011 erano arrivate a quota 7.028, sono scese fino a 6.478. Anche in questa aggregazione quindi si è riscontrata la tendenza alla riduzione che ha contraddistinto lo stock imprenditoriale nel suo complesso.

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I settori che hanno subito la riduzione in termini assoluti più ampia sono l’agricoltura (-47 imprese) ed il commercio (-22 imprese). Al contrario incrementi hanno interessato i servizi di alloggio e ristorazione (+25), i servizi che comprendono noleggio ed agenzie di viaggio (+12), le attività immobiliari ed i trasporti (+10 per ciascuno).

Nel corso del 2015 le iscrizioni sono state 336 mentre le cessazioni 371, con un saldo negativo per 35 unità. Dinamica analoga si è verificata a Cremona mentre dati più confortanti hanno contraddistinto le province di Parma, Reggio Emilia, Lodi e Pavia.

Nella media provinciale le imprese femminili rappresentano il 21,5% della popolazione imprenditoriale. In molti comuni montani  questo valore sale per arrivare sino al 29,6% di Cerignale.

Il 18,7% delle imprese guidate da donne appartiene al comparto artigiano.

Lavorano nella manifattura, nei servizi, ma compaiono anche nei trasporti e nelle costruzioni.

Quasi 10 imprese su 100 sono guidate da donne straniere. Se badando al valore assoluto i settori di elezione sono il commercio, i servizi di alloggio e ristorazione così come le altre attività di servizio, il peso maggiore è associato al raggruppamento  “noleggio, agenzie di viagio e servizi alle imprese” e quindi alle costruzioni. 

Sono 680 le imprese femminili che si possono anche qualificare imprese giovanili. Commercio, alloggio e ristorazione, altri servizi i settori nei quali sono maggiormente rappresentate.