«Se l’Europa è questa, allora è meglio uscirne subito. Noi, come prima risposta stiamo organizzando la “Giornata della costata Piacentina”, un bistecca day a Piacenza che faccia assaggiare ai consumatori la carne che si alleva nella nostra pianura e sulle nostre colline». Il Consorzio Carne che Piace critica con durezza l’ennesima decisione della Unione Europea che sdogana insetti e alghe (e questo potrebbe anche essere accettabile in base alla libera scelta di ognuno). Da respingere in toto, invece, i “cibi prodotti in laboratorio” con nanomateriali.
«Se l’Europa, cioè questa Ue fatta di burocrati, banchieri e profittatori, pensa di spaventarci si sbaglia. Certo che di danni economici ne farà tanti all’economia italiana, ma noi difenderemo i nostri prodotti, la qualità, l’identità del nostro cibo fino alla morte. Questa Ue che cosa vuole? D’accordo con i giganti del food degli Stati Uniti, vorrà dare da mangiare a tutti, magari creando un unico grande stabilimento in Gran Bretagna con cibo clonato, proveniente da altre culture, senza controllo, insapore, inodore ma che ci verrà spacciato come novel food? Finora, solo Orwell con il Grande fratello era arrivato a tanto. Ma quello era un romanzo».
Paolo Maloberti, presidente del Consorzio si chiede «dove siano finite tutte le belle parole spese a Expo sul cibo sano, sicuro, controllato, sostenibile, sui piatti che hanno una storia millenaria: «C’è un grande problema di concorrenza sleale. Chi vuole mangiare insetti, alghe o carne di coccodrillo – cibo utilizzato da milioni di persone nel mondo – faccia pure. Ma noi non dobbiamo essere spinti verso questi prodotti da attacchi terroristici che in modo semplice fanno l’equazione carne=tumore. Tra l’altro usando dati già conosciuti, l’Oms fa leva sull’ignoranza e sull’ovvio. Chiunque sa che non può mangiare per lungo tempo tutti i giorni un etto di carne, oppure solo uova oppure solo frutta e verdura senza andare incontro a problemi di salute. Ma l’Oms terrorizza i cittadini e questo potrebbe incidere anche sulla nostra economia, mettendo in crisi aziende e lasciando a casa lavoratori». Per fortuna, conclude Maloberti «noi italiani sappiamo mangiare bene e non ci lasciamo abbindolare. Dobbiamo, però, informarci bene e scegliere con attenzione anche se è difficile perché l’Europa, osannata da tanti, non permette di avere un’etichetta chiara che ti indichi da che parte arriva il cibo e come sia stato trattato. Questa è la correttezza di Bruxelles».