Racket della prostituzione a Piacenza, condanne da uno a tre anni

Condanne da uno a tre anni per i componenti delle gang albanesi che fino a pochi mesi fa si contendevano il racket della prostituzione a Piacenza e nelle sue periferie. Questa mattina (27 ottobre) il giudice Giuseppe Bersani ha condannato a tre anni di reclusione la piacentina Maria La Porta accusata di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione. Secondo la pubblica accusa (piemme Emilio Pisante) la donna, per la quale è arrivata la pena più severa, aveva raccolto l'eredità della gestione delle squillo in capo al clan albanese dei fratelli Uku dopo gli arresti di questi ultimi due anni fa a seguito dell'omicidio di Sadik Haiderj avvenuto al Baraonda di via Colombo il primo settembre 2013. Condannato anche il marito Vito Genco a un anno e 10 mesi per sfruttamento e favoreggimaneto. Entrambi erano difesi dall'avvocato Giandanese Nigra il quale ha spiegato di attendere la lettura delle motivazioni prima di fare ricorso in appello. Nel corso di quella maxiindagine della polizia era emersa una frastagliata realtà della prostituzione in città con più bande che si erano spartite il territorio. Condanna a un anno e 8 mesi di reclusione per Tajar Meneria, accusato di aver fatto prostituire la fidanzata connazionale. Quest'ultimo era assistito dall'avvocato Mauro Pontini (sostituito dall'avvocato Vittorio Antonini). Infine altre due condanne per Krenar Sheuh – 1 anno e 10 mesi – e Tafa Olsen – un anno – il primo assistito dall'avvocato Paolo Lentini, il secondo dall'avvocato Vittorio Benussi.

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