Tunisino espulso. Giudice di pace si oppone al rimpatrio coatto

“Non è un soggetto pericoloso e non c’è pericolo di fuga”. E’ con queste motivazioni che il giudice non ha convalidato il provvedimento di espulsione dall’Italia con immediato accompagnamento alla frontiera disposto dalla questura di Piacenza nei confronti di un tunisino trovato sprovvisto di permesso di soggiorno. Il 51enne nordafricano, che vive in Italia dal 1983, era stato individuato dalla polizia nei giorni scorsi durante un servizio di controlli interforze. Nel giro di pochi giorni, come disposto dalla questura, l’uomo sarebbe stato accompagnato dagli agenti alla frontiera aerea e da lì rimpatriato in Tunisia. In realtà le cose hanno preso un’altra piega. Il giudice di pace – come prassi chiamato ad esprimersi – si è opposto ritenendo che il caso specifico del tunisino non rientrasse nella normativa che prevede l’immediato rimpatrio per soggetti ritenuti particolarmente pericolosi o per i quali si può ipotizzare la fuga: è infatti emerso che nei confronti del magrebino, assistito legalmente dall’avvocato Wally Salvagnini, pendeva già un decreto di espulsione “con termine per partenza volontaria” (provvedimento per così dire più “morbido”) fissato a marzo 2014 e rispetto al quale è stata chiesta più volte una proroga per effetto di un procedimento penale in corso che lo riguarda per reati legati agli stupefacenti. 

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