Delitto del trolley, battaglia in aula sugli scontrini di grembiuli e mannaia

Gli scontrini che attesterebbero gli acquisti, fatti qualche giorno prima dell’omicidio, di un seghetto e di una mannaia. Ma anche di due grembiuli, di altrettante cuffie e di un paio di stivali di gomma. E poi le localizzazioni di Gianluca Civardi e di Paolo Grassi, tramite i telefoni cellulari, per ricostruire gli spostamenti fatti dai due piacentini nel giorno dell’omicidio e in quelli immediatamente precedenti. Si è concentrata su questi aspetti la seconda udienza del processo a Gianluca Civardi davanti alla Corte d’assise di Milano. Il 32enne di Fiorenzuola è accusato, insieme all’amico Paolo Grassi già condannato all’ergastolo, di aver ucciso e poi smembrato il cadavere del professore milanese Adriano Manesco, prima di infilarne i resti nel trolley ritrovato in un cassonetto della spazzatura a Lodi.

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L’udienza fiume, durata fino al tardo pomeriggio, ha visto sfilare come testi altri operanti della polizia di Milano e Lodi, alcuni esperti sulle localizzazioni di cellulari, ma anche un tossicologo che ha riferito come la vittima, nel periodo del delitto, fosse sotto l’uso volontario di ansiolitici. Nel processo sono stati passati al setaccio gli scontrini degli acquisti considerati “sospetti”. Su tutti quelli del seghetto e della mannaia che, secondo il piemme Maria Teresa Latella, sarebbero due degli strumenti usati per sezionare il corpo del malcapitato professore. Per risalire al centro commerciali dove vennero fatti gli acquisti, alla Farnesiana e da Rossetti Market, gli inquirenti hanno incrociato i dati riscontrati sulle confezioni e sugli stessi strumenti. Giudicati sospetti anche gli acquisti di grembiuli, cuffie e stivali che secondo l’impianto accusatorio sarebbero stati usati per le operazioni di pulizia successive al delitto, onde evitare di lasciare tracce ematiche sugli indumenti. Infine ci si è concentrati anche sull’acquisto di due ricetrasmittenti Brondi fatto al centro commerciale Galassia.

E’ stata invece battaglia tra l’accusa e la difesa, con gli avvocati Francesca Cotani e Andrea Bazzani, sulla questione delle localizzazioni dei telefoni cellulari. Questi ultimi hanno sollevato dubbi sull’attendibilità dell’aggancio delle celle a Lodi e in via Settembrini a Milano riscontrato tramite strumentazioni tecniche. A parare della difesa si tratterebbe di sistemi che non danno garanzie precise sull’esatta posizione in questo caso di Civardi e Grassi. E mentre ormai è emerso chiaramente come il giorno dell’omicidio i telefoni di Grassi e Civardi risultassero agganciare celle a Piacenza, dl riscontro dei tabulati telefonici è venuta a galla una telefonata fatta nei giorni precedenti il delitto alla filiale milanese della Banca Etruria, dove Manesco era correntista, da parte di una persona che si spacciava per il professore. Un elemento che sembrerebbe avvalorare sempre di più il movente economico del terribile omicidio.