Allarmi in ritardo, manutenzione strade e torrenti, dighe: procura al lavoro

Proseguono a ritmo incessante gli accertamenti disposti dalla procura e condotti dai carabinieri di Bobbio per far luce sulle eventuali responsabilità legate all’alluvione che si è abbattuta su Piacenza nella notte tra il 13 e il 14 settembre scorso e che ha provocato due vittime accertate, la guardia giurata Luigi Albertelli e il fiorista Luigi Agnelli, entrambi di Bettola (proseguono invece le ricerche del corpo di Filippo Agnelli). Si tratta di accertamenti ad ampio raggio che puntano, in questa fase, ad acquisire quanta più documentazione possibile sulle possibili origini del dissesto. Sono diversi i fronti su cui si sta concentrando l’attenzione dei militari dell’Arma coordinati dal piemme Roberto Fontana sotto la supervisione del procuratore capo Salvatore Cappelleri. Il fronte più sentito è quello del crollo della strada provinciale Valnure all’altezza di Recesio che ha causato la morte dei due bettolesi inghiottiti dalle acque con le loro auto. Fin da subito, e ancora in queste ore, si stanno acquisendo dossier e documenti inerenti i lavori di manutenzione della strada in questione. Tante le risposte che devono essere date: quando e come sono stati eseguiti i lavori di manutenzione, se sono stati eseguiti tenendo conto della vicinanza e del percorso del torrente, in che modo sono stati fortificati gli argini, se si è tenuto conto delle frane che negli anni hanno modificato l’alveo rendendolo forse più minaccioso, se c’erano già segni di cedimento della sede stradale. Ma sotto la lente ci sono tutte le situazioni di quelle arterie e dei ponti di Valnure e Valtrebbia che sono crollati o sono stati danneggiati dalla furia dell’acqua. Per questo i militari si sono rivolti direttamente agli enti che ne hanno competenza, come Anas e Provincia.

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Non si sta trascurando nemmeno la questione della pulizia dei tanti torrenti che confluiscono nel Nure e nel Trebbia e che avrebbero riversato nei due torrenti principali una massa d’acqua e di detriti che si è rivelata devastante anche per la pianura, vedi Roncaglia. Perché il regolare deflusso delle acque sarebbe stato ostacolato a tal punto?

Poi c’è la questione degli allarmi. A chi toccava il compito di segnalare la situazione eccezionale di maltempo? A chi toccava dare l’allarme? E soprattutto perché sarebbero giunti con colpevole ritardo, come quasi tutti i sindaci lamentano?

Un capitolo importante degli accertamenti riguarda le dighe, quella del Brugneto e quella di Boschi. La procura intende accertare se siano stati seguiti con scrupolo i protocolli vigenti di apertura o semi-apertura degli invasi che si trovano a monte del Trebbia.

Ma in queste ore di raccolta informazioni la procura non vuole trascurare alcun aspetto e tanti altri ne stanno venendo a galla mano a mano che si scava. Va detto che al momento non c’è alcun indagato e non sono stati fatti sequestri. E’ lecito tuttavia pensare che all’orizzonte possano configurarsi ipotesi di reato come quelle di disastro colposo ed omicidio colposo.