Alluvione, Foti (Fd’I) chiede commissioni di inchiesta a Comune e Regione

A una settimana esatta dall’alluvione che ha devastato il territorio piacentino, dall’appennino sino alla pianura, con Roncaglia, frazione del Comune di Piacenza, ridotta a una palude che ha sommerso case e aziende, e con tre persone persone che hanno perso la vita, è l’ora delle polemiche. Ma non solo, è l’ora dell’azione istituzionale per fare chiarezza su un’emergenza che, secondo molti, è stata gestita male. E Tommaso Foti ed Erika Opizzi, consiglieri comunali piacentini di Fratelli d’Italia, hanno un’idea molto concreta di azione con riferimento a ciò che è avvenuto a Roncaglia: l'istituzione di una Commissione speciale d'inchiesta volta ad accertare l'eventuale esistenza di responsabilità nell'allagamento delle frazioni di Roncaglia e Borghetto. 

Radio Sound

Ma non solo. Tommaso Foti, che è anche consigliere regionale dell'Emilia-Romagna, ha presentato la richiesta di istituire una commissione di inchiesta anche a Bologna con riferimento alla totalità dei danni che si sono verificati nelle vallate della provincia, Valnure e Valtrebbia in primo luogo; ma anche Valdaveto, nel tratto piacentino. 

Gli eventi alluvionali "che hanno messo in ginocchio" una vasta area della provincia di Piacenza, in particolare la Val Nure e la Val Trebbia, "hanno dimostrato – scrive Foti nella richiesta all'assemblea legislativa regionale – che non sempre le comunicazioni e il conseguente coordinamento degli interventi di soccorso alle popolazioni sono stati impeccabili. E' qui il caso di richiamare alla memoria, giusto per fare un esempio, quanto accaduto a Roncaglia, frazione del comune di Piacenza, allagata per l'esondazione del torrente Nure, diverse ore dopo dalle eccezionali precipitazioni che lo avevano gonfiato a dismisura – i cui abitanti non sono stati avvisati da alcuno del pericolo che correvano. Cio'- prosegue il consigliere- ha causato gravissimi danni alle cose e fortunatamente e per pura casualità nessun danno alle persone".

E ancora: "Troppe contraddizioni e troppe verità" si leggono sui rilasci d'acqua dalle dighe di Boschi e del Brugneto, con la prima risulta essere stata sicuramente "alleggerita" dell'acqua contenuta, "ma senza che vi sia una versione univoca sull'effettiva quantità rilasciata e in quali tempi". Poi la strada provinciale 654R di Val Nure (ex statale), "che è stata letteralmente mangiata per un lungo tratto, in una zona del tutto pianeggiante e in cui la larghezza del letto del torrente Nure è notevole", quando "risulterebbe da anni essere stato segnalato alle competenti autorità sia la presenza – lungo l'area interessata dal crollo della strada provinciale – di una isola al centro del predetto torrente, decisamente superiore al livello del letto dello stesso, sia la presenza in località Missano di una frana attiva da anni e tale rimasta". Il risultato è che "due persone sono morte ed una risulta dispersa (solo perché il corpo non è stato recuperato) proprio a causa del crollo del predetto tratto della strada provinciale summenzionata".

Devono poi aggiungersi, scrive Foti, "le denunce di diversi sindaci delle zone colpite che sostengono di avere ricevuto – un paio d'ore dopo l'inizio dell'ondata di piena – fax e messaggi telefonici dall'Agenzia regionale di Protezione civile in orari in cui nei Municipi non era presente il personale, l'erogazione della luce elettrica risultava sospesa, i collegamenti telefonici gravemente compromessi e, quindi, non funzionanti". Appare, dunque, "doveroso – senza alcun spirito persecutorio o di rivalsa politica nei confronti di chicchessia – sottolinea il consigliere – accertare cosa non abbia funzionato durante quelle drammatiche ore e se via siano state sottovalutazioni di alcune situazioni che, dimenticate da anni, possono avere concorso ad aggravare i danni".
"Accertare i fatti, evidenziare i limiti delle attività poste in essere, può servire senza dubbio – conclude Foti – ad evitare in futuro il ripetersi di situazioni e/o di errori che, in situazioni d'emergenza, assumono enorme rilevanza per la tutela della vita delle persone e per la salvaguardia delle infrastrutture, sia civili, sia pubbliche”.