Tra le vie di Bettola c'è ancora spazio per l'incredulità nei confronti di una tragedia senza spiegazioni. Poco prima dell'ingresso al santuario della beata Vergine della Quercia, nella piazza di Bettola a pochi passi dall'abitazione in cui vive la famiglia di Luigi Agnelli, si discute ancora delle tante piccole cose che avrebbero potuto cambiare il destino del 42enne strappato alla vita dalla violenza del Nure in piena sulla provinciale 654. Ma poi, una volta entrati nel santuario, c'è solo spazio per il dolore di una famiglia che tutti dipingono molto unita e che piange un figlio morto e un padre ancora disperso nonostante le incessanti ricerche in corso da lunedì 14 settembre.
E dietro il dolore c'è una comunità che si mostra unita come mai prima e a cui – come ricorda il parroco Don Angelo Sesenna – la famiglia potrà fare affidamento, assieme ai tanti amici presenti oggi – per ricominciare a vivere. "Luigi era giovane – ricorda il parroco dopo aver diffuso il messaggio di solidarietà del vescovo Gianni Ambrosio – e amava tanto il suo lavoro, veniva sempre a portare i fiori. Oggi i fiori qui sono tanti, portati dai suoi amici per ricordare la passione e la gioia di Luigi per questo mestiere. Ma questa gioia non è nulla in confronto alla vita eterna raggiunta, anche se noi non lo comprendiamo. Luigi è tra i santi e nella gloria di Dio. E oggi in questo mare di dolore, il signore ci chiede di credere in Lui. Oggi pur in questo momento dobbiamo trovare la forza di rispondere affermativamente. Vogliamo credere con forza alla consolazione del Signore". Poi ai famigliari, prima della conclusione della funzione, Don Angelo volge un caloroso messaggio: "Ai famigliari voglio dire: ce la farete. Con questa comunità e con questi amici che in questo difficile momento non sono mai mancati e che non mancheranno in futuro, ce la farete. La vita continua aldilà di questo momento di dolore e sofferenza".
Bettola e' tutta qui, a piangere assieme alla famiglia Agnelli.