Può dirsi miracolato, anche se preferisce dire “mi sono giocato un jolly”, Massimo Chiavazzo, il piacentino di 42 anni che ieri notte ha rischiato la vita dopo essere stato travolto dalla corrente del fiume, proprio mentre si abbatteva sul Piacentino l’alluvione che ha devastato numerosi paesi in Valtrebbia e Valnure. E il suo destino, fortunatamente positivo, si lega in modo inquietante a quello tragico di Luigi Albertelli, l’agente dell’Ivri che ha perso la vita e il cui corpo è stato trovato nel pomeriggio di oggi, lunedì 14 settembre, a Castello di Riva di Pontedellolio.
Massimo l’altra notte era nella sua abitazione di Pontedellolio, quando la madre – con la quale vive – lo ha informato che un’amica di famiglia si trovava in difficoltà a Bettola proprio a causa del maltempo. Non ci ha pensato due volte, è salito in auto e si è diretto verso l’abitazione. Ma è a metà strada che gli è accaduto quello che mai si sarebbe immaginato.
Sulla carreggiata si era infatti formata una voragine di oltre tre metri, nella quale è finito con la vettura: “La strada non c’era più. E’ stato un impatto molto forte – ha spiegato -, però, una volta che mi sono ripreso, pensavo fosse solamente una grossa buca e di aver distrutto la macchina. E’ quando ho iniziato a sentire il gorgoglio dell’acqua che entrava nell’abitacolo che ho iniziato a preoccuparmi”.
Si trattava del fiume Nure ormai esondato. “Sono riuscito a staccare le cinture di sicurezza ma l’auto ha iniziato a ruotare su se stessa. Con i piedi ho aperto la portiera però, una volta fuori, sono stato trascinato dalla corrente di fango”.
Insomma, quando credeva che il peggio fosse passato è a quel punto che è iniziata la sua Odissea: “E’ stata necessaria una buona dose di fortuna, avendo l’airbag, e che non sono stato colpito da tronchi che mi hanno fatto svenire. Poi, facendo parte del Soccorso Alpino e avendo praticato salvataggi in acque vive, conoscevo la posizione di sicurezza e come muoversi in acqua. ma il tutto al buio e in un fiume pieno di tronchi e sassi con i quali ho impattato ovunque. Infatti sono pieno di lividi”.
Un’esperienza al limite, alla quale ha risposto con sangue freddo: “In questi casi si dice che ti passa la vita davanti. A me no, però pensavo: non vedo nulla, non so dove sto andando a finire: potrei non farcela. Soprattutto quando sono rimasto incastrato sul fondo, ho bevuto molto e avevo sempre meno energie”.
L’ancora di salvezza, inaspettata, è stata rappresentata da un mucchio di arbusti che formavano una piccola diga: “Ci sono andato a sbattere di pancia, la corrente mi schiacciava la schiena e non riuscivo a respirare. Mi sono ruotato su un fianco, ho tirato fuori le forze che avevo e sono salito su questi arbusti che almeno erano fuori dall’acqua”. Non è finita, perché si trovavano ancora nel bel mezzo di un fiume in piena che, per ore, non ha cessato di scorrere. “Solo dopo circa due ore e mezza ho visto che vicino alla riva si era formato un sedimento di ghiaia e ho tentato il tutto per tutto. Mi sono lanciato e ho raggiunto quella zona in cui le acque iniziavano a ritirarsi”.
E solo a quel punto si è sentito in salvo: “Sì, sono risalito sulla strada e ho fermato un’auto. Il conducente ha chiamato i soccorsi che mi hanno portato al Pronto soccorso e ora sono qui per raccontarlo”. Ha riportato una distorsione cervicale, molti lividi e la consapevolezza che la sua vita non sarà più come prima: “Se c’è una cosa che ti insegnano certe esperienze è che a volte la vita va vissuta guardando più al positivo che al negativo”.
Ma c’è anche chi, abbiamo ricordato, non è stato così fortunato. “L’agente dell’Ivri, Luigi Albertelli lo conoscevo e, scherzo del destino, poco prima di finire nella voragine mi aveva sorpassato con la sua auto di servizio. Andava a forte velocità, forse chiamato da qualcuno per dare una mano. Io sono finito in quella voragine a 50-60 all’ora e non ho perso i sensi, lui evidentemente non ha avuto scampo. Mi spiace molto – ha concluso Massimo con le lacrime agli occhi -, perché per me c’è stata una buona dose di fortuna, se no non mi sarei salvato. La fortuna che purtroppo non ha avuto lui”.