Rubava per comprarsi la droga. Incastrato il baby scippatore seriale

 

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Preso lo scippatore seriale che da settimane teneva in scacco Piacenza. E’ un 17enne marocchino della Valdarda che in lacrime, incastrato dalla polizia, ha confessato:  sono stato io. Avrebbe agito per procurarsi i soldi per la droga. Il giovane marocchino, che compirà 18 anni tra pochi giorni, è sospettato di essere l’autore di almeno otto colpi avvenuti tra la primavera e l’estate in zona stazione a Piacenza. Si appostava,  attendeva che le conducenti salissero sulle auto e appoggiassero la borsetta sul sedile del passeggero, in quel momento entrava in azione, apriva la portiera, prendeva la borsa e fuggiva. Si era creato un particolare allarme sociale dovuto a una serie di scippi iniziati ad aprile e proseguiti fino ai primi di agosto. A quel punto la polizia ha deciso di predisporre servizi mirati per tentare di individuare lo scippatore che colpiva con furbizia, stando attento ad evitare la presenza delle forze dell'ordine. "Abbiamo dovuto raccogliere tutte le denunce e portare alla procura atti che riguardassero uno stesso soggetto, particolarmente atletico e che sceglieva donne come vittime fuggendo poi molto velocemente" ha detto il dirigente della Squadra Mobile Salvatore Blasco. Quando si è capito che si trattava di un minorenne, la palla è passata al tribunale dei minori di Bologna. Nel corso delle indagini si è scoperto che il ragazzo agiva per procurarsi i soldi per la droga. Trovata infatti una dose anche durante la perquisizione. I casi specifici per cui è stata emessa la misura di collocamento in una comunità, sono quattro ma si ritiene che sia l'autore di quasi tutti gli episodi avvenuti in viale Sant'Ambrogio nel parcheggio della stazione (otto in tutto tra i primi di maggio fino ai primi di agosto, poi ci sono altri casi nelle zone limitrofe dei quali è sospettato). L'accusa è furto con strappo. Quando è stato preso ha confessato piangendo di essere l'autore di altri casi.
“Abbiamo proceduto raccogliendo tutte le denunce, abbiamo fatto servizi di osservazione resi complicati dal fatto che nessuna vittima l'aveva mai visto bene; poi abbiamo controllato i cellulari rubati. Aveva rubato sempre borsette lasciate sul sedile dell'auto, oppure sfruttando la distrazione delle donne che sceglieva come vittima. Aveva ingaggiato una specie di sfida con le forze dell'ordine. Quando ce lo siamo trovati di fronte, abbiamo capito che si trattava di un ragazzino tossicodipendente con un forte disagio". La tecnica: si nascondeva accovacciato tra le auto, individuava la vittima che parlava al telefono, rubava e scappava verso i binari, prendeva il treno verso Fiorenzuola. “L'abbiamo preso anche grazie a uno dei cellulari rubati e rivenduti. I genitori sono persone oneste, lavoratori, sbalorditi di fronte a quello che è accaduto”.
Sul caso è intervenuto anche il questore Salvatore Arena: "Uno dei problemi di Piacenza è legato ai furti in abitazione e i furti in genere. Abbiamo tentato di implementare le nostre forze con le volanti e con il reparto prevenzione crimine di Reggio Emilia. Per quanto riguardo le pattuglie sul territorio, sono gli stessi: dobbiamo fare i conti con le carenze di organico. Quello che ha fatto la differenza è la presenza del reparto prevenzione crimine. Da notare è la riduzione delle richieste di interventi e per contro l'aumento delle persone identificate, dei veicoli controllati, di persone denunciate, di contravvenzioni  al codice della strada. È importante che si sappia il lavoro che sta dietro alla prevenzione; lavoro che porta a sventare reati di cui non si ha la consapevolezza.
Tenendo conto della media degli abitanti per chilometro quadrato, i reati sono diminuiti nell'ultimo anno del 9,78%. Certo noi non abbassiamo la guardia. Ci rendiamo conto che la pretesa dei cittadini è la sicurezza. E noi ci impegniamo sempre di più. Abbiamo anche stabilito che ogni giovedì avremo un tavolo in questura con tutte le forze di polizia per fare il punto della situazione e per pianificare la settimana successiva. Piacenza non è Roma, non è Catania ma l'attenzione va tenuta alta. Voglio correggere il senso di sfiducia: chiamateci”.