Arp-Pomì alla conquista dei mercati. Spelta: “Più produzione, più occupazione”

Piacenza protagonista sul serio. Lo si dice spesso e in vari settori ma non così di rado le evidenze nazionali e internazionali e le ricadute sul territorio in termini economici e occupazionali non sono così sorprendenti.  Questa volta però c’è poco spazio ai dubbi: nel settore del pomodoro Piacenza entra di diritto tra le grandi realtà produttive a livello europeo e mondiale. Il passaggio storico è stato segnato nelle ultime ore con la formalizzazione della fusione tra Arp, Agricoltori riuniti piacentini, società con sede a Gariga di Podenzano, e il Consorzio casalasco del Pomodoro che detiene il marchio Pomì.

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“Un passaggio storico, in effetti, al quale stiamo lavorando già da qualche anno – commenta Stefano Spelta, direttore di Arp – Con il Consorzio casalasco collaboriamo dal punto di vista commerciale da più di dieci anni e da tempo stavamo portando avanti un percorso di analisi e di studio in vista di questa possibile operazione. L’elemento fondante è la volontà di essere attori principali del mercato futuro dei derivati del pomodoro tentando di prevedere quali saranno le esigenze dei consumatori in termini di prodotti e di formati da mettere a disposizione sugli scaffali dei supermercati”.

C’è una sfida da vincere, però. Ed è una sfida strettamente legata alla sempre maggiore apertura globale dei mercati; è la sfida alla concorrenza di prodotti che arrivano da ogni angolo del pianeta. Ma sulla ricetta per vincerla, questa sfida, Spelta sembra avere le idee chiarissime: “Guardi, è la qualità. C’è poco altro da dire. L’elemento distintivo delle nostre produzioni, piacentine, del nord Italia o comunque italiane, è la qualità del prodotto, sia in termini di materie prime che lavoriamo sia in termini di garanzie che forniamo al consumatore. E’ grazie alla qualità che ci posizioniamo nella fascia alta del mercato”.

L’Italia, in effetti, è già il terzo produttore mondiale nel settore del pomodoro e il gruppo che è appena stato costituito ha già di suo una grossa rilevanza in termini di volumi, ma non solo: “L’importanza di questo nuovo gruppo – spiega il direttore Stefano Spelta – è data anche dalla varietà, sia di prodotti sia di formati offerti al pubblico. Si va dalla lattina in banda stagnata, che produciamo qui a Gariga, alle produzioni in vetro, in carta eccetera. Ma c’è anche varietà dei settori nei quali siamo presenti: grande distribuzione, ristorazione, food service e mercati industriali. Ci posizioniamo anche nei mercati a marchio, visto che questo gruppo è proprietario del brand Pomì che negli ultimi sei, sette anni ha visto una crescita esponenziale dei volumi e delle presenze in Italia ma anche all’estero”. Basti pensare agli Usa, ad esempio: Pomì è uno dei marchi principali dell’East coast e soprattutto all’area di New York, che – va da sé – è una delle più importanti d’America.  

Una crescita che ha come mission l’intenzione di dare “il maggior valore aggiunto possibile alle produzioni dei nostri soci, e quindi del pomodoro piacentino e non piacentino – precisa Spelta – e di fornire sempre maggiori opportunità occupazionali, sia in termini di volumi sia in termini di professionalità richieste”.

E già ad ora Arp rappresenta una delle realtà industriali più solide del Piacentino con i suoi 60 dipendenti fissi oltre ai 350-400 stagionali, molti dei quali impiegati per la campagna che va da luglio a fine settembre mentre alcuni, circa un centinaio, impiegati su un periodo più lungo, dai 7 ai 9 mesi, a seconda delle esigenze delle nostre produzioni fuori campagna”.

E proprio in tema occupazione si aprono interessanti prospettive alla luce di questa fusione con Casalasco. E lo spiega ancora Stefano Spelta: “Uno degli aspetti principali di questo progetto è il potenziamento dello stabilimenti di Gariga con nuove linee produttive volte a destonagionalizzare la nostra lavorazione, visto che per quanto riguarda la campagna del pomodoro abbiamo già numeri importanti e le nostre linee sono praticamente sature; mentre fuori dalla campagna, soprattutto del pomodoro, abbiamo margini di crescita e di conseguenza possibilità di impiegare nuova manodopera”.