“La Camera di commercio ormai è uno sportello periferico”. L’affondo è del consigliere dell’ente camerale Mario Spezia, già vicepresidente della Provincia di Piacenza che abbiamo intervistato sull’accorpamento previsto dalla riforma della pubblica amministrazione.
Anche per questo Spezia ha accantonato ogni velleità di correre per la presidenza in vista del dopo Parenti – che ha annunciato nei giorni scorsi di non volersi ricandidare – perché, ha spiegato, “ormai la Camera di commercio non può più contribuire allo sviluppo del territorio”.
Per l’ex vicepresidente della Provincia, quindi, “l’ente camerale ha subito già una profondo cambiamento dall’inizio di quest’anno, visto che la partecipazione economica delle imprese è stata diminuita del 35% e arriverà fino al 50%. A breve. Insomma – ha detto – è diventato uno sportello, sempre utile al servizio delle imprese, ma è venuto meno il ruolo di volano dell’economia piacentina perché non hanno più risorse per incentivare certi interventi”.
A testimonianza della sua analisi, l’ultimo bilancio lacrime e sangue della Camera di commercio: “Ormai sono rimasti i fondi solo per pagare i dipendenti degli uffici e le pratiche. E se si va avanti di questo passo non rimarrà nessuna autonomia. Gli obiettivi, quindi, sono diversi, con una Camera di commercio senza nessuna forza. Quindi che si prevedano gli accorpamenti o meno cambierà poco per degli degli sportelli periferici”.
Insomma, a fronte di questa situazione, per Spezia è impensabile per lui pensare di candidarsi: “Assolutamente no, non ci penso minimamente. C’è da segnalare che nel nuovo consiglio entreranno gli ordini professionali, che prima erano esclusi. Ci sarà un numero diverso di rappresentanti e consiglieri. Io personalmente, però, non sono interessato, perché ritengo che ci sia poca possibilità dell’ente camera di essere parte attiva nella crescita del tessuto locale. Non ha capacità di spesa e possiamo rimanere al massimo a vigilare un ente che però è completamente statale”.
Per cui, ha concluso il consigliere, “la Riforma della pubblica amministrazione può essere utile al massimo per far diventare la Camera di commercio un luogo dove le imprese possono semplificare la burocratica che le attanaglia. Per eliminare la burocrazia, il vero tarlo che rode e mina la possibilità di crescita del paese”.