Svolta clamorosa nelle indagini sulla morte del 90enne Sebastiano Trogu, vicenda per la quale è indagata per omicidio volontario la sua badante ecuadoriana: Katia Delfina Calderon Poveda, 46 anni, è stata infatti scarcerata e rimessa in libertà. Lo ha stabilito nei giorni scorsi il Tribunale della Libertà di Bologna, su istanza dell'avvocato difensore Andrea Perini, capovolgendo il provvedimento del gip di Piacenza che si era opposto alla scarcerazione e riconoscendo in questo modo fondati gli argomenti portati avanti dalla difesa. Una decisione che in buona sostanza contribuisce a rimescolare tutte le carte dell'inchiesta e a lasciare più che mai aperta l'ipotesi che l'anziano non sia morto in esito alle percosse subite dalla donna, come appariva fino ad oggi, bensì che possa essere deceduto in seguito alle ferite riportate per una caduta accidentale nella sua abitazione in via dei Ripalta, a San Lazzaro. Un episodio, quello avvenuto il 15 novembre scorso, sul quale stanno ancora indagando gli uomini della Squadra Mobile coordinati dal piemme Roberto Fontana.
Appresa la notizia, abbiamo chiesto conferma all'avvocato Perini il quale ha confermato la decisione del Tribunale della Libertà specificando di acconsentire al rilascio di dichiarazioni sugli sviluppi della vicenda “in accordo e nell’interesse della mia assistita provata da mesi di sofferenza”. Perini si è dunque addentrato anche nelle risultanze delle indagini difensive svolte, “attività volte a riscostruire la scena del crimine per fare maggiore chiarezza possibile sull’accaduto”
"Allo stato è stato acclarato che gli elementi che sembravano condurre a una certa apparenza dei fatti erano infondati – spiega Perini – tramite le perizie della difesa, che hanno trovato conferma in quelle della pubblica accusa, è emerso che alla badante non è attribuibile alcun gesto aggressivo. Anzi, la mia assistita si è prodigata in aiuto dell'uomo che era caduto. Ciò è emerso dall'esame effettuato sulle tracce di sangue e dall'analisi delle lesioni constatate sulla base stessa degli elementi raccolti dalla polizia. Le indagini difensive hanno permesso di ricostruire con obiettività tutti i movimenti dell'indagata così da dimostrare che la donna non poteva aver commesso i fatti per i quali è accusata".
Le indagini ora proseguono, ma a questo punto sembra cambiare il quadro probatorio. "L'ipotesi principale – prosegue il legale – è che il povero anziano sia caduto da solo e poi, a causa di una serie di equivoci che si sono autoalimentati in maniera tale da superare la realtà, la badante si sia trovata ingiustamente incriminata e incarcerata. Del resto, fin da subito la mia assistita ha risposto ai magistrati, seppure sconvolta, tentando di spiegare come si erano svolti i fatti”.
Perini, ormai da mesi in contatto costante con la donna, spiega come Calderon Poveda – "donna con una famiglia solida alle spalle, da anni ben integrata nella nostra società, regolare e con lavoro stabile, benvoluta da tutti e senza che aver mai avuto problemi con la giustizia – abbia sofferto per le accuse, per la carcerazione che stava ingiustamente subendo e anche per la morte di Trogu che lei assisteva da anni e al quale era profondamente legata. Non avrebbe avuto il benché minimo motivo per aggredirlo. Noi non ci siamo mai arresi alle apparenze perché fin da subito le accuse ci apparivano surreali. E' stata coinvolta in una vicenda che non le appartiene".