La simulazione di reato è essa stessa un reato, con punizioni anche decisamente severe. Eppure sembra che molti non se ne rendano conto. Nell’ultima settimana si sono registrati due casi eclatanti. L’ultimo ieri quando un giovane di Caorso ha finto di essere stato sequestrato in casa sua, legato a una sedia, malmenato, minacciato e addirittura punto con una siringa presumibilmente infetta. Il tutto a scopo di rapina.
Una vicenda inquietante che il ragazzo ha raccontato ai carabinieri, di cui ha ha chiesto l’intervento a casa e ai quali ha anche mostrato il nastro adesivo e la corda usata dai banditi sequestratori. Difficile sostenere una menzogna del genere di fronte a investigatori professionisti, però, se di menzogna si tratta. Ed è questo il caso, probabilmente per giustificare spese non previste con i suoi famigliari. Ora però finirà di fronte ai giudici.
Un caso simile, ma per ragioni diverse, si era verificato l’altro giorno quando un padre piacentino aveva simulato il rapimento di sua figlia 15enne incolpando un rom con il quale, invece, la ragazzina era fuggita per amore.