“La Giunta regionale giovanile dell'Emilia Romagna non esiste”. Prima seduta in mattinata, giovedì 18 giugno, decisamente movimentata nella sala consiglio della Provincia, con gli appartenenti all'Uds (Unione degli studenti) e ai Giovani Padani (per la prima volta insieme, ndr) che hanno occupato l'aula in segno di protesta.
Alla base di questa manifestazione il fatto che la Giunta regionale giovanile dell'Emilia Romagna – a loro dire – non sarebbe riconosciuta dalla Regione – come invece segnalato in alcuni documenti diffusi, anche a mezzo stampa -, né tanto meno dall’ente di via Garibaldi che ne ha ospitato l’insediamento.
Una millanteria, hanno accusato gli appartenenti ai gruppi studenteschi, del suo presidente, Alberto Rescalli, piacentino, che si sarebbe autoproclamato, avrebbe utilizzato loghi istituzionali e di partito senza autorizzazione e anche alcuni marchi di famose aziende per giustificare l’esistenza dell’organismo che avrebbe dovuto rappresentare gli studenti in Emilia Romagna (I documenti diffusi dagli studenti nelle foto in allegato).
Sempre secondo Uds e Giovani Padani, persino le mail utilizzate per le convocazioni delle riunioni preliminari e della prima seduta, riferibili a fantomatici assessori o dirigenti regionali, in realtà sarebbero riconducibili allo stesso Rescalli. Una vicenda che ha dell’incredibile e che, se venisse confermata, potrebbe configurare una serie di reati.
"Come avete avuto quest'aula?", hanno chiesto in apertura di seduta quelli dell'Uds. "Tramite la Regione, ha risposto il presidente Rescali". Una provocazione, seguita dall’occupazione dell’aula insieme ai rappresentanti dei Giovani Padani, che insieme hanno poi proiettato, al posto delle slide previste, le mail incriminate che attesterebbero come la Regione e tantomeno la Provincia sarebbero mai state informate dell’esistenza della Giunta regionale giovanile dell'Emilia Romagna.
“Ci scusiamo, stiamo facendo le verifiche anche noi ma, a quanto pare, non ci risulta che questo organismo abbia i titoli vantati” hanno detto alcuni dirigenti della Provincia di Piacenza, intervenuti nell’aula del consiglio per sedare gli animi.
Dal canto suo, Alberto Rescalli, il presidente di questo organismo collegiale che sembra essersi sfaldato alla prima uscita pubblica, si è limitato a controbattere che “tutto è regolare. Non ho nient’altro da dire. So solo che sono male informati”.
Sul "caso", scoppiato suo malgrado in via Garibaldi, è intervenuto il consigliere delegato, Gloria Zanardi: "La Giunta giovanile regionale non sembra esistere, ma stiamo facendo tutti gli accertamenti e le indagini del caso. E' importante che i ragazzi si dedichino alla cittadinanza attiva ma devono essere rispettate delle regole. E anche chiedere la sala della Provincia per certe riunioni può essere fatto se esiste una forma di un'organizzazione, che in questo caso è anche sostanza".
TRUFFA A PIACENZA: RANCAN (LEGA), FALSI MEMBRI DELLA GIUNTA REGIONALE GIOVANILE OTTENGONO SALA DALLA PROVINCIA. SMASCHERATI DAI GIOVANI PADANI
“Volevano andare a dire la loro in Provincia e forse, in altri enti locali, ma non sapevano come farsi aprire le porte, così si sono autonomamente proclamati membri della Giunta Regionale Giovanile et voilà, il gioco è stato fatto. Una truffa degna di un film di Totò, peccato che a farne le spese sia stata ancora una volta la credibilità delle nostre istituzioni”.
Così Matteo Rancan,consigliere della Lega Nord in Regione Emilia-Romagna punta l’accento su quanto accaduto a Piacenza dove dove “un gruppo di giovani hanno messo in opera un vero e proprio attacco alla credibilità delle istituzioni e all’immagine della Regione Emilia-Romagna, è triste realtà. Solo grazie all’attenzione del Movimento Giovani Padani di Piacenza questa truffa è stata smascherata. Ai nostri giovani il ringraziamento mio e di tutto il gruppo regionale Lega Nord per avere messo la parola fine a un qualcosa che rischiava di avere ripercussioni e conseguenze molto gravi anche dal punto di vista penale. Per questo – continua Rancan – ho presentato un’interrogazione alla Giunta Bonaccini (quella vera) per chiedere se e come era venuta a conoscenza di ciò e quali provvedimenti intenda assumere, dato che il nome, il logo ed i falsi riferimenti a delibere e a nominativi della Regione sono stati spesi presso uffici della Provincia di Piacenza, sul web, sui social network e in incontri pubblici”.
“Non si tratta di uno scherzo ma di una vera e propria truffa. Una truffa che accende i riflettori su un particolare forse, fino a oggi, è stato trattato con troppa superficialità: la Regione Emilia-Romagna ha istituito, negli anni, centinaia e centinaia di organismi, osservatori, consulte, tavoli, consigli, gruppi, associazioni ecc. Sono talmente tanti (e spesso poco utili…) che sarebbe bene oggi fare il punto della situazione e pubblicare un elenco preciso di chi può spendere nome, paternità e logo della Regione e chi no – tuona Rancan -. Serve una sorta di riepilogo ufficiale, affinché negli uffici della P.A. non si infiltrino altre sedicenti ‘consulte regionali giovanili’ o simili e non si prenda in giro nessuno, ridicolizzando istituzioni pubbliche che non sempre – conclude Rancan – godono di massima reputazione nell’opinione comune”.