Giancarlo Antognoni, ex bandiera della Fiorentina e campione del mondo con la Nazionale di Bearzot ieri sera è stato ospite speciale a Fiorenzuola, presso il cinema Capitol, della presentazione dell'US Fiorenzuola 1922 Academy e della festa di chiusura della stagione calcisitca valdardese. Un’ icona del calcio, di cui però i bambini presenti, dai 5 ai 15 anni, avevano solo sentito parlare per ragioni anagrafiche, ma che da ieri sera è diventata per molti da esempio.
Cosa ti ha spinto a venire a Fiorenzuola?
Una sincera amicizia con Roberto Pighi che mi lega a lui da anni. Mi ha detto che c'era questa opportunità di venire a Fiorenzuola per dare supporto a questa struttura calcistica che ha grande attenzione verso le giovanili, cosa che si lega al mio incarico attuale, visto che seguo le Nazionali giovanili.
Sei diventato l’idolo di Firenze e della Fiorentina. Oggi è sempre più difficile trovare delle bandiere. Quanto è cambiato il calcio di oggi da allora?
Parecchio e sotto tanti punti di vista, non solo nel modo di giocare: è cambiato a livello istituzionale ed economico. Oggi si pensa forse troppo al business. Detto questo, rimane uno sport affascinante. Dovremmo tornare ai vecchi tempi, almeno sotto il profilo istituzionale: forse eviteremmo tutti i problemi che stanno affossando questo sport, basti pensare al calcio-scommesse.
Sei stato a contatto con ragazzi giovanissimi che magari sognano un giorno di giocare in Nazionale e di vincere un mondiale. Che consiglio dai a tutti loro?
Se decidono di fare questo nella vita l'unico consiglio che possa dare è quello di farlo con passione, perché è la passione che spinge a giocare a calcio. Se anche non dovessero diventare calciatori professionisti invito questi ragazzi ad apprezzare il calcio, perché è uno sport puro, che consente loro di stare a contatto con altri ragazzi ed uscire dalla logica dei telefonini, dei pc, che sono strumenti utili, ma che rischiano di essere dannosi se mal utilizzati. Ai nostri temi si comunicava più direttamente, senza tutti questi strumenti: siamo arrivati alla tecnologia pura. Bisognerebbe, in parte, fare un passo indietro
Come descriverebbe a questi ragazzi la mitica Nazionale di Bearzot di cui ha fatto parte?
Una squadra che in quel mondiale risucì a tirar fuori più di quanto avesse realmente. Credo però che la vittoria fosse meritatissima, specialmente dopo aver superato squadre come il Brasile e l'Argentina, ovvero le favorite. Una squadra formata da giocatori di carattere che hanno fatto la differenza.