Spy story a Castello, si è spenta la presunta “cimice” del Kgb in Vaticano

Si è spenta nei giorni scorsi all’età di 83 anni nella sua casa di Castelsangiovanni (Piacenza) Irene Trollerova, vedova Torretta, la donna che i servizi segreti italiani sospettavano essere la spia del Cremlino in Vaticano. Una vicenda che, complice la fresca scomparsa della donna, riemerge dopo anni e anni di silenzio e chiama in causa il Kgb e il braccio destro di Papa Woytila, il cardinale piacentino Agostino Casaroli, originario proprio di Castelsangiovanni. Siamo alla fine degli anni Ottanta, poco prima della Caduta del Muro di Berlino e Giovanni Paolo II era attivo contro l’impero sovietico sostenendo apertamente il sindacato libero polacco Solidarnosc. In base a una serie di documentazione giornalistica reperita in rete e pubblicata su importanti quotidiani nazionali risalenti a quel periodo e anche successivi, la Trollerova era un agente del Kgb originaria di Praga e trapiantata in Valtidone dopo aver sposato Marco Torretta (defunto da parecchi anni), da molti considerato (poi falsamente) nipote del cardinale Casaroli e ritenuto anch’egli dal Cesis agente esterno del Kgb fin dagli anni Cinquanta. Secondo alcune ricostruzioni, la donna avrebbe nascosto la "cimice" in una statuetta posta in una cristalliera nella sala da pranzo di Casaroli, nel cuore dei palazzi vaticani. Secondo i retroscena di questa spy story, grazie proprio al matrimonio con Torretta, Trollerova avrebbe potuto avere tranquillo accesso agli appartamenti di Casaroli. Nel 1989 la donna sostituì una vecchia microspia con una nuova, rimasta poi attiva fino al 1990, installandola in un armadio.

Radio Sound

 

In un interessante articolo del giornalista Marco Politi pubblicato su Repubblica nel 1998 si legge:  

“Il Cremlino aveva il suo "orecchio" in Vaticano e ascoltava in diretta i piani del braccio destro di Giovanni Paolo II: il cardinale Segretario di Stato, Agostino Casaroli. Accadeva durante gli anni Ottanta, quando papa Wojtyla era mobilitato contro l' impero sovietico per sostenere il sindacato libero polacco, Solidarnosc. Ci sarebbe anche di più, secondo un' informativa del Cesis (l' organismo di coordinamento dei servizi segreti italiani) datata 5 luglio 1990 e inviata all' allora presidente del Consiglio Andreotti. C' era – a detta del Cesis – un piano speciale del Kgb, approntato sin dai primi giorni del pontificato di Wojtyla. Il piano, nome in codice Pop, mirava a "screditare, con azioni di disinformazione e provocazione, la Chiesa cattolica e la stessa figura del pontefice, del quale era stata prevista, se necessario, l' eliminazione fisica". Le clamorose rivelazioni scaturiscono dal terzo processo contro Alì Agca (l' attentatore di papa Wojtyla) e sono contenute nell' ordinanza conclusiva del giudice Rosario Priore. Secondo le carte processuali, il Kgb negli anni Ottanta era riuscito tramite i servizi segreti della Cecoslovacchia a piazzare una microspia nell' appartamento del cardinale Casaroli. La brillante operazione, è scritto nell' appunto del Cesis, era stata compiuta da una cittadina cecoslovacca, agente del Kgb, sposata con il nipote di Casaroli. Ingegnoso il sistema: Irene Trollerova, questo il nome dell' agente di Praga, aveva messo la "cimice" in una statuetta posta in una cristalliera nella sala da pranzo di Casaroli, nel cuore dei palazzi vaticani. Come sposa di Marco Torretta, nipote del cardinale e noto al Cesis "quale agente esterno dello stesso servizio (Kgb) fin dagli anni Cinquanta", la spia Irene poteva entrare negli appartamenti di Casaroli, operando tranquillamente al punto da sostituire nell' aprile 1989 la vecchia microspia con una nuova, messa in un "rettangolo di legno" e nascosta in un armadio della sala. La microspia era rimasta attiva fino al maggio 1990. Nella sua ordinanza il giudice Priore osserva che Andreotti era sicuramente a conoscenza dell' appunto del Cesis, giacchè in una nota su carta del segretario generale di Palazzo Chigi egli commentava: "E' da meditare il da farsi. Io credo che – se è esatto il tutto – vada avvisato Casaroli…". Da dove venivano le informazioni contenute nel documento del Cesis? "Del piano per eliminare il Papa non so nulla. Ma le notizie sull' operazione-ascolto ai danni di Casaroli erano farina del mio sacco", ci ha confidato l' ammiraglio Fulvio Martini, capo del Sismi dal 1984 al 1991. "Dopo il crollo del Muro – spiega – sparsi la voce a Prga che eravamo pronti a pagare per documenti dei servizi segreti cecoslovacchi dell' era sovietica. Una voce anonima telefonò alla nostra ambasciata di Praga, indicando una certa casa dove mettemmo le mani su documenti in cui era accennata un' operazione del STB (i servizi cecoslovacchi) nei riguardi di Casaroli, con una microspia. Comunicai la cosa a chi di dovere. D' altronde era l' epoca in cui i servizi italiani si occupavano della sicurezza del Vaticano e noi sapevamo che negli anni dell' impero sovietico gli agenti dei paesi cattolici dell' Est europeo – Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia – avevano come target più importante il Vaticano. Da non dimenticare che le finestre dell' appartamento di Casaroli davano su Villa Abamelec, sede dell' ambasciata sovietica (oggi russa) e quindi un' antenna ricevente poteva operare molto bene". A questo punto il colpo di scena. In Vaticano i più stretti collaboratori del cardinale Casaroli, quand' era Segretario di Stato, negano l' esistenza di un nipote chiamato Marco Torretta, della sua moglie cecoslovacca nonchè il ritrovamento di una microspia. "Mai sentito di microspie – afferma il cardinale Silvestrini – e di nipote ne conosco solo una: la signora Orietta, figlia di un fratello morto in Russia durante la guerra e sposata con un ingegnere di Milano. Marco Torretta? Mai sentito". Stessa reazione del cardinale Cheli, che per anni ha passato le vacanze estive con Casaroli: "Non ho mai visto nè sentito parlare di un nipote Marco Torretta. Una "cimice" nella cristalliera? Oh Signore, che fantasia!". Suor Anna, da venti anni assistente di Casaroli, conferma: "Per carità, tutte invenzioni. Ma chi lo conosce, questo nipote?". "No comment" di Giulio Andreotti. Si è riservato di leggere l' ordinanza del giudice Priore. Ma già nel giugno 1991 l' ex presidente del Consiglio aveva comunicato al magistrato di avere chiesto informazioni a Gorbaciov su un eventuale coinvolgimento bulgaro o sovietico nell' attentato contro il Papa. Il 29 maggio dello stesso anno l' ambasciatore sovietico a Roma aveva risposto per conto di Gorbaciov che "nulla risultava" negli archivi di Mosca. In realtà negli archivi sovietici è stato finora solo scoperta un' istruzione del Comitato centrale del Pcus al Kgb (datata 13 novembre 1979) per lanciare una campagna anti-Wojtyla a largo raggio. Ma non si fa cenno ad una sua eventuale eliminazione. Il criminologo Francesco Bruno, già operante al Centro tecnico scientifico del Sisde, ha però ricordi diversi sulla microspia e Casaroli: "Quando nel 1983 fu rapita Emanuela Orlandi, si aveva la certezza che alcuni colloqui telefonici di Casaroli con un alto prelato erano ascoltati. Li conoscevano in tempo reale gli uomini che facevano le telefonate anonime con i messaggi su Emanuela". Il mistero continua”.