Dopo pesanti maltrattamenti dai partner, due donne del piacentino hanno ricevuto un sostegno dalla Fondazione emiliano romagnole per le vittime dei reati finalizzato a supportarle nel percorso di uscita dalla violenza. Le loro storie sono simili e diverse.
F.H., 29 anni, indiana, è arrivata nel nostro territorio due anni or sono per raggiungere il marito cui si era unita per volere delle famiglie. La sua vita in Italia è stata costellata di violenze e costrizioni: già dopo una settimana sono arrivati i primi calci alla schiena, e le violenze – fisiche, psicologiche, economiche, sessuali – si sono ripetute nel tempo, anche in gravidanza, soprattutto quando il marito era ubriaco. Il controllo su di lei era ossessivo e totale: agli acquisti provvedeva lui in modo che lei non maneggiasse denaro e non parlasse con nessuno, non aveva le chiavi di casa e spesso vi rimaneva chiusa dentro quando era il marito ad uscire.
Impossibilitata ad imparare l’italiano, era anche molto difficile chiedere aiuto. La sua situazione è stata segnalata da un’amica indiana e dal marito di lei. I Carabinieri hanno raccolto la denuncia della donna e attivato i soccorsi, F.H. riportava infatti numerosi traumi per i quali è stata emessa una diagnosi di 30 giorni.
Da quasi un anno il marito si trova in carcere a Piacenza. Sconta una pena di 3 anni e 4 mesi per maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona e lesioni personali. E anche se le aggressioni si sono fermate, tuttora la vita non è facile per F.H.. Sapendo che in India non sarebbe stata ben accolta dai familiari, è rimasta in Italia e si è trasferita presso un parente portando con sé il bambino. Gli aiuti messi a sua disposizione dalla Fondazione saranno un sostegno per il percorso di autonomia: lezioni di italiano e ricerca di un lavoro per la mamma, inserimento del piccolo al nido e adattamento della casa per poterlo accogliere.
Vi è poi la storia di M.O., una donna italiana di 47 anni, madre di due adolescenti. Per un accordo con il partner lui ha sempre lavorato mentre la signora si è occupata delle figlie e della casa.
La relazione è entrata in crisi alcuni anni fa quando lui ha avviato una nuova convivenza. Ma è proprio allora che ha smesso di contribuire al mantenimento delle figlie e ha cominciato a tormentare M.O., aiutato in questo dalla nuova partner. Numerose denunce della donna e interventi delle Forze dell’Ordine sono culminati in un arresto per stalking e aggressione nel marzo 2014 cui è seguita una condanna con pena sospesa.
Intanto M.O. ha avviato il ricorso per stabilire dinanzi ad un giudice le condizioni di mantenimento e cura delle figlie e sta cercando un lavoro per sé. Un compito non facile ma meno urgente anche grazie all’aiuto economico stabilito per lei dalla Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati nella riunione dell’aprile scorso.
Ricordiamo che la Fondazione è stata fondata ad ottobre 2004 da Regione, Province e Comuni capoluogo proprio per offrire un sostegno rapido alle vittime di gravi reati e ai loro familiari. I casi vengono presentati dai Sindaci e valutati dal Presidente della Fondazione, Sergio Zavoli, insieme ai due Garanti. L’obiettivo è sostenere progetti di aiuto alle vittime come segnale di solidarietà concreta nel superare questi momenti di difficoltà.