Picchiata barbaramente e insultata per anni dal marito ubriaco, anche di fronte ai quattro figli piccoli. Per una 55enne piacentina la sentenza pronunciata questa mattina (15 maggio) dal giudice Italo Ghitti, “è stata una liberazione”: tre anni di reclusione (più 20mila euro di risarcimento danni) inflitti all'ex marito, un 62enne trapiantato con la famiglia in una frazione del comune di Ziano (Piacenza), che doveva rispondere di maltrattamenti in famiglia. Una pena superiore a quella richiesta dal piemme Paolo Maini (2 anni e 3 mesi). Del resto la donna, nella sua deposizione, ha raccontato una sfilza di episodi di una gravità inaudita, mai denunciati prima del 2013 in quanto “avevo paura che i Servizi sociali mi togliessero i figli” ha detto. Oltre alla notevole gamma di insulti che riceveva “ogni giorno” – ha proseguito – la donna era costretta a subire botte “anche tre volte al mese” da quel marito “violento, che non lavorava mai e che quando beveva diventava una belva”. In aula è stato rivelato che l’uomo aveva sulle spalle qualcosa come 36 precedenti penali, tra furti, rapine e via discorrendo. “Mi picchiava per ogni cosa, diceva che non ero capace di fare da mangiare, che non sapevo fare le pulizie. E se qualche mio figlio si intrometteva, lui picchiava anche loro”. Una volta le tirò perfino un bicchiere rotto che le provocò un taglio sotto l’occhio. Lo stesso comandante dei carabinieri di Borgonovo, Cosimo Scialpi, ha confermato in aula i numerosi interventi fatti nella frazione dai carabinieri, talvolta chiamati addirittura dai vicini di casa che udivano le grida o vedevano volare dei piatti dalla finestra, in senso letterale. Un calvario iniziato nel 2006 e durato fino a quel giorno di maggio del 2013, quando il marito, nuovamente ubriaco, si inalberò ancora perché la donna non stava curando la pasta nella pentola: la minacciò di morte, le spinse la testa vicino all’acqua bollente, la picchiò sulla testa e sulla schiena. “Avevo paura, piangevo, ero disperata. Andai al pronto soccorso e poi a fare denuncia dai carabinieri”. Da quel giorno la donna e i figli furono allontanati, e il marito violento (difeso dall’avvocato Giovanni Capelli) perse la responsabilità genitoriale. Oggi la condanna a tre anni di reclusione.