Un deja vu tristemente noto: una ragazza spinta in Italia dalla promessa di un lavoro onesto e poi costretta a prostituirsi in strada. Vittima di quest’ennesima angheria, iniziata nel 2013 e durata fino alla primavera del 2014, una giovane albanese di 24 anni che poi ha avuto il coraggio di ribellarsi a una vita squallida e denunciare il suo sfruttatore, niente meno che il suo compagno. Quest’ultimo, un albanese di 29 anni, al momento irreperibile, è stato denunciato per induzione e sfruttamento della prostituzione. Un’operazione frutto del lavoro di squadra tra la Polizia Municipale, la procura (piemme Antonio Colonna) e i servizi sociali del Comune.
Si tratta dell’ennesima vita salvata dal progetto regionale Oltre la Strada che punta a recuperare e ridare una vita dignitosa a donne e uomini caduti nel racket dello sfruttamento. La ragazza era giunta in Italia nel 2013 dopo essere stata consigliata da un’amica connazionale che già viveva nella nostra città. Quest’ultima le aveva promesso lavoro come cameriera in una pizzeria, impiego mai avuto, e le aveva offerto ospitalità. Poi nel giro di qualche mese le cose sono cambiate, in particolare l’atteggiamento dell’amica e del compagno che nel frattempo l’aveva messa incinta: la donna partorisce e qualche tempo dopo il compagno le impone di pagare vitto e alloggio all’amica. Come? Non attraverso un lavoro normale, ma prostituendosi e versando circa 400 euro alla settimana. Inizia così un calvario durato circa 6-7 mesi. Il neonato costretto in casa, lei sulla strada nella zona della via Emilia Parmense a soddisfare clienti. Il giorno in cui si apre la speranza arriva quando una pattuglia della Municipale, nella primavera del 2014, la nota: si insospettisce e, approcciando con una certa delicatezza, scopre la verità. Partono le indagini e, contemporaneamente, il lavoro dell’equipe dei Servizi sociali. Un giorno in cui la ragazza riesce ad uscire di casa con il bambino di pochi mesi con una scusa detta al compagno e all’amica. Di lì a poco viene prelevata dagli agenti e collocata dai servizi in una struttura protetta dove ora si trova, avviata ad un percorso per una vita normale. Nel frattempo le indagini continuano per capire se la tratta messa in atto dall'uomo avesse un raggio d'azione più ampio.
Il nuovo comandante della Polizia Municipale Stefano Poma ha lodato il “prezioso e difficile” lavoro dei suoi uomini, ma in generale ha evidenziato “tutta l’azione di squadra messa in campo anche dalla procura e dal Comune”. Lo stesso assessore al Welfare Stefano Cugini ha valorizzato le grandi professionalità presenti nel Corpo a livello investigativo e in Comune a livello di Servizi sociali.