Da un minimo di due mesi a un massimo di due anni di reclusione. Si va verso il patteggiamento per le centinaia di indagati coinvolte nell’inchiesta sulle truffe alle assicurazioni smascherata dai carabinieri di Rivergaro. Circa 250 le persone, quasi tutte piacentine, che dovranno rispondere a vario titolo di truffa e falso. Sono ritenute dalla pubblica accusa coloro che si prestavano ad essere figuranti nei finti incidenti stradali organizzati per anni in città e provincia dal noto sodalizio criminale allo scopo di raggirare le compagnie assicurative. Tra di loro c’era chi simulava di essere il ferito, vittima di un investimento in bicicletta, e che si recava al pronto soccorso per farsi refertare ingannando perfino i medici; c’era anche chi, nella messinscena, vestiva i panni dell’investitore e che magari telefonava alla Polizia Municipale perché si recassero sul posto ad eseguire i rilievi di legge. Per le "ottime performance" arrivavano compensi in assegni che variavano dai 500 ai 1000 euro e che venivano ritirati talvolta in banca dagli stessi interessati, opportunamente accompagnati dai leader del sodalizio criminale che, naturalmente, si tenevano il grosso del malloppo.
In questi giorni circa la metà degli indagati è stata raggiunta dall’avviso di chiusura indagini firmata dal piemme titolare dell’inchiesta, il sostituto Emilio Pisante, mentre per la restante parte è solo questione di giorni. Restano invece da definire solo alcune posizioni, quelle che la procura ritiene di maggior gravità nell’ambito di questo maxi-filone dell’inchiesta e per le quali si profila l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.