Rivoluzionare il concetto di bici, Stanco ci prova con Aracnide e Bestia Nera

 Romolo Stanco non è solo il creatore dell’e-QBo, il cubo nato a Milano nel 2012 e che lo scorso anno era stato installato in piazza Cavalli per qualche tempo. Un progetto nato sul concetto di Smart City che permetteva di ricavare energia pulita a disposizione della cittadinanza. Ma è anche colui che  presenterà nel weekend a San Remo altre due sue creazioni, nell'ambito del Giro d’Italia. Parliamo di due bici davvero originali, la cui anteprima è andata in scena nelle scorse settimane a Montecarlo. 
Si tratta di “Bestia Nera” e “Aracnide”, due “prodotti” nati dall’ingegno dell’architetto piacentino – attraverso T-Red – e alla collaborazione di centri di studio e di ricerca all’avanguardia. Lo abbiamo avuto ospite dei nostri studi e in diretta sulle frequenze di Radio Sound, intervistato da Laura Badiini, ha spiegato le novità introdotte sulle speciali due ruote e da dove nasce la sua creatività. 

Radio Sound

Romolo Stanco, innanzitutto presentaci presentaci “tecnicamente” queste tue idee che stanno facendo parlare e non poco le testate di settore.

Innovazione è un termine che non mi piace. Parlerei invece di aver cercato di portare contenuti di ricerca e design che hanno modificato il modo di intendere la due ruote. La prima è “Bestia Nera” nata con la collaborazione della startup milanese “Zeus”. E’ una bici ibrida che mette insieme un motore termico che utilizza l’energia delle nostre gambe con un motore elettrico integrato che permette di aiutare la pedalata nei momenti di difficoltà grazie a dei setup decisi dal cellulare. E poi c’è “Aracnide”, nuovissima bici da corsa in titanio con freni a disco che mette insieme uno studio di design molto raffinato a una serie di ricerche effettuate in collaborazione con laboratori di ricerca, tra i quali il Cnr”. 

Bici di design ma anche utilizzabili nel quotidiano?

Certo, perché noi cerchiamo di portare la sperimentazione vicino alla nostra vita quotidiana, in questo caso nei mezzi di trasporto con una tecnologia delicata, senza l’introduzione di un high tech
esasperato a tutti i costi, ma che colga gli aspetti più sperimentali per permetterci di fare quello che fino a ieri non esisteva”.

Un po’ come l’uso della tecnologia nell’arte?

“E’ un paragone plausibile. Perché anche l’arte non è solo un gesto di creatività, ma deve basarsi su una grande competenza e capacità di gestione. Non abbiamo la presunzione di farlo da soli ma insieme a istituti di ricerca e grandi aziende di primo livello. La lampada presentata all’ultimo Salone del Mobile, per esempio, è stata realizzata da una azienda che produce parti di carrozzeria per auto e la Philips che ha messo a disposizione una tecnologia sperimentale per quanto riguarda la sorgente di illuminazione”. 

Le idee, come le trovi?

“potrei risponderti che sono le idee che trovano me. In realtà, chiacchierando con amici, dialogando, confrontandosi, in contesti diversi. Poi prendono forma. E’ molto casuale ma la cosa interessante è che non vengono mai da sole e stando chiusi nel proprio mondo”. 

Qual’è quindi,  secondo te, il rapporto tra moda e design?

“Il design ha sempre cercato di arrivare all’immortalità dell’oggetto, cioè che quel dato oggetto potesse reggere il confronto con il tempo. Ma oggi c’ bisogno di un utilizzo immediato, come per esempio per gli smartphone o i computer. Non solo se ci riferiamo a una sedia o un tavolo. Forse bisogna essere consapevoli che gli oggetti hanno una vita e devono avere una morte. Per cui tutto quello che è legato loro non deve prescindere dal fatto che prima o poi sarà superato da qualcosa che sarà più bello e performante e più adatto alla storia che stiamo attraversando”.