Oggi è la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. Istituita per legge nel 2009 su iniziativa dell'onorevole Luca Barbareschi, principale promotore del disegno di legge presentato in Parlamento, rappresenta o dovrebbe rappresentare – l'occasione per le istituzioni locali di sensibilizzare l'opinione pubblica su un reato che scandalizza e inorridisce tutti ogni volta che ci sono fatti di cronaca, ma di cui si tende a dimenticaresi nella vita di tutti i giorni, quando invece sarebbe utile tenere gli occhi aperti. "Fatti del genere non sono così rari, purtroppo" dice Stefano Vernelli, capo di gabinetto della Questura di Piacenza spiegando che l'attenzione della polizia è sempre ai massimi livelli tant'è che è stato istituito un ufficio ad hoc, l'Ufficio minori della Squadra mobile, con personale specializzato in questo tipo di indagini. Si tratta di reati che spesso faticano a emergere per le ragioni più disparate e che non di rado si consumano all'interno delle mura domestiche. Per tentare di arginare questo fenomeno, la Prefettura di Piacenza ha istituito un numero gratuito per gli sms nato per contrastare il bullismo ma ottimo strumento – dice Vernelli – anche per segnalare casi di questo genere.
E in questa giornata speciale dedicata alla lotta alla Pedofilia, l’associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto, torna a lanciare l’allarme su pedofilia e pedopornografia. Il monitoraggio e la denuncia di Meter fornisce una mappatura mondiale di elevata importanza. La pedofilia si combatte tra repressione e prevenzione. Bisogna fare di più.
“Per rendersi conto che è un ‘crimine contro l’umanità,quanti bambini devono essere coinvolti nel turpe fenomeno di abuso, violenza, maltrattamento per renderci conto del dramma inascoltato dei bambini perpetrato da adulti, singoli, e organizzazioni criminali per il mercato?” ha detto e ribadito don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione, rilanciando e presentando il Report 2014 (dati non di sondaggio, ma verificabili presso l’OSMOCOP (Osservatorio Mondiale contro la pedofilia di Meter) e la Polizia Postale Italiana).
I dati – corrispondenti alle denunce presentate da Meter – parlano di 574.116 foto a oggetto pedopornografico (coinvolti minori da 3 a 13 anni), 95.882 video e 621 tra foto e video “pedo” di neonati (0-3 anni). Da sottolineare l’aumento vertiginoso proprio di neonati violati, soprattutto da donne (70%). Il fenomeno è trasversale: si va dalla produzione artigianale e amatoriale, a quella familiare, a quella criminale (set fotografici professionali). L’analisi dei dati indica come l’Europa sia il continente col record negativo. Il 37,34% delle segnalazioni viene dal Vecchio Continente, seguito da Africa (24,67%), America (23,25%), Asia (12,93%), Oceania (1,8%). È da notare che il primo posto, nel 2013, era occupato dall'Africa.
La pedofilia viaggia in rete e il materiale viene condivisa attraverso gli archivi telematici di singoli utenti, che con Dropbox, iColud e Box.com, mettono a disposizione della rete. Meter ha monitorato e denunciato i seguenti archivi: 353 Dropbox (5.496 foto e 2.975 video), 36 iCloud (1.348 foto e 3.873 video), 3 Box.com (6.676 foto e 1.336 video). Scorrendo i dati del Report 2014, si scopre che il numero di siti segnalati alle autorità competenti dalla sezione monitoraggio Meter è cresciuto: dal 2003 al 2014 i siti segnalati sono 115.493, ma dopo il boom 2011 (con 20.390 siti segnalati), il 2012 ha visto quota 15.946 e il 2013 ben 6.389. Quest'anno si è toccata quota 7.712. Questo è il punto di partenza e non la fine, perché l'“offerta” pedofila ha scoperto un nuovo modo di comunicarsi rappresentato da altri canali che non sono necessariamente i siti. OggiAggiungi un appuntamento per oggi ci sono, infatti, i social network e gli archivi telematici. Il “deep web” è la nuova forma di rischio su Internet: una serie di domini entro altri domini che porta a nascondere tutto e renderlo quasi irrintracciabile. Le indagini sono molto complicate, al punto che le polizie non riescono ad agire con la prontezza richiesta.
In un anno le segnalazioni sui social network sono diminuite. Se nel 2013 Facebook era in testa alla classifica con 570 segnalazioni e Vkontakte 463, l’anno 2014 ha visto 63 segnalazioni per Linkbugs (nemmeno in classifica nel 2013), 34 per Vkontakte (che resta al secondo posto) e 32 per Facebook che scende al terzo posto. Salgono Blogspot e Google (20 segnalazioni), Al Femminile passa da 1 a 5, Ask entra in classifica con 4, youtube scende da 7 a 1 e twitter da 6 a 1. I rischi di molestia e adescamento per minori su FB e Vkontakte sono in crescita. Questo perché il social network permette al pedofilo di fornire false identità eliminando differenze d'età o culturali che normalmente pongono limiti nellerelazioni de visu tra minori e adulti. Internet serve poi al pedofilo perché gli permette l'uso di forme soft di molestia verbale o primi approcci per spingere a un incontro dal vivo.
Nella “hit parade della vergogna” globale svettano Slovacchia (764), Libia (701), Colombia (492) e Giappone (287), i paesi con il maggior numero di siti segnalati (domini di primo livello). In Europa primato per la Slovacchia 764 (61,41%), seguita da Russia 117 (9,92%), Montenegro 96 (8,14%), Lettonia 69 (5,85%), Groenlandia 32 (2,71%). La Germania, con 44 siti, ha il 3,73% delle segnalazioni e l’Italia con 14 (1,19%). In Africa la quasi totalità delle segnalazioni riguarda la Libia con 701 siti (89,99%), seguita da Mauritius 77 (9,88%) e Zambia 1 (0,13%). Malgrado la guerra e la difficile situazione politica Tripoli resta il territorio più gradito dai pedofili. In America il “podio” è formato da Colombia con 492 siti segnalati (67,03%), Georgia del Sud con 198 (26,98%) e Usa con 41 (5,59%). Mentre gli States esercitano una certa vigilanza, la Colombia – altro paese attualmente oggetto di una difficile situazione politica – è un buon territorio per la pedofilia. Giappone con 287 siti (70,34%), India con 113 (27,70%), sono i paesi asiatici più a rischio. Il gigante Cina, invece ha solo 3 segnalazioni (0,73%). In Oceania sono stati segnalati 39 siti in Nuova Zelanda (68,42%), 5 da Wallis e Futuna (8,77%), e 4 a Tukelau – Nuova Zelanda (7,02%).