Grande adesione allo sciopero generale del mondo della scuola che per la prima volta dopo anni vede il fronte comune di tutte le sigle sindacali: Flc Cgil, Cisl scuola, Uilscuola, Snals e Gilda. Alla manifestazione di Milano di questa mattina hanno preso parte tantissimi piacentini, rappresentanti sindacali ma anche semplici addetti ai lavori, e in città nella gran parte degli istituti scolastici non si sta facendo lezione. Tra le contestazioni di chi protesta, il troppo potere che la riforma affida ai presidi, le agevolazioni alle scuole private, le promesse nei confronti dei precari rimaste lettera morta e il mancato rinnovo del contratto di lavoro in attesa ormai da 7 anni. Ragioni alle quali si aggiungono i profili di incostituzionalità della riforma in questione ipotizzati dai sindacati.
Partecipazione entusiastica e a tratti "festosa" quella al corteo milanese. Così la definisce Manuela Calza della Flc Cgil che abbiamo raggiunto al telefono nel cuore del corteo. Tantissime persone a Milano ma tantissime adesioni anche a Piacenza, dice, con scuole chiuse e braccia incrociate. Parecipazione festosa, dunque, a indicare la positività dell'atteggiamento di chi lavora nell'istruzione, benché da festeggiare non ci sia proprio niente. "Il disegno di legge è da cambiare – dice – e dopo la giornata di oggi il Governo non potrà non ascoltare le buone ragioni della Vera scuola". Calza parla della manifestazione di oggi come del punto di arrivo di un grande lavoro di preparazione ma anche e soprattutto come il punto di partenza per un dialogo che dovrà portare a dei cambiamenti nella riforma in questione. "Altrimenti – dice chiaramente – la protesta proseguirà, anche con delle forme estreme".
E mentre i Confederali e altri sindacati autonomi scioperano contro la riforma Renzi-Giannini, il presidente di Anief – Associazione sindacale professionale – Marcello Pacifico vola a Bruxelles per presentare una nuova denuncia alla Commissione europea su tanti contenuti illegittimi del disegno di legge ‘La Buona Scuola’. Tra i punti contestati, da sottoporre al vaglio delle Commissione, la mancata stabilizzazione dei precari, che dopo 36 mesi di servizio, anziché essere assunti, vengono ‘puniti’ dal Governo italiano – si legge in una nota dell'Anief – negando loro ogni forma di supplenza; l’assunzione di un solo docente precario su tre, tra quelli inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, di merito e d’istituto; l’esclusione dalle immissioni in ruolo degli Ata, pur in presenza di almeno 10mila posti liberi. Tra le incongruenze della riforma spicca poi la disparità di trattamento, in termini di carriera e contrattuali, tra personale di ruolo e precario o neo immesso in ruolo. Inoltre, mancano all’appello 200mila assunzioni. Il sindacato chiederà l’immediata apertura del processo a carico dello Stato italiano, che dopo aver ricevuto la comunicazione di messa in mora per tali inadempienze, continua a negare i diritti a tantissimi suoi cittadini che in questi anni hanno permesso alla scuola di funzionare.
"Questa riforma va rigettata – dice Marcello Pacifico (Anief-Confedir) – perché introduce troppe norme illegittime, come la chiamata diretta del personale e i super poteri ai presidi. Inoltre, elude la sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso 26 novembre, non risolve il problema del precariato e non risponde all’atto di messa in mora sulla stabilizzazione del personale. Siamo arrivati qui perché è necessario che subito si apra, a un anno di distanza dall'ultimatum di Bruxelles, il ricorso della commissione Ue contro lo Stato italiano".