Corteo anti-Renzi: “Io c’ero, manganellati solo per silenziare la protesta”

 Non aveva il volto coperto, non stava spaccando vetrine o assaltando banche e cercava solo di far sentire il suo dissenso attraverso forme di protesta riconosciute dalla legge. E’ il racconto del piacentino Francesco Bedani, 21 anni, che fa parte del collettivo Hobo, che ieri a Bologna è stato caricato dalla polizia, insieme a molti altri attivisti accorsi alla chiusura della Festa dell’Unità per contestare il premier e segretario del Pd, Matteo Renzi

Radio Sound

Alla chiusura del comizio, non è mancata la tensione e i tafferugli tra collettivi e forze dell’ordine. Mentre il premier stava parlando, infatti, un centinaio di manifestanti ha tentato l’accesso al parco Montagnola dove è sistemato il palco da cui Renzi stava parlando ma prima di questo tentativo di raid gli agenti avevano chiuso i cancelli dell’accesso agli stand della Festa, in via XX settembre. 
I manifestanti hanno così cercato di entrare lo stesso, scuotendo diverse volte il cancello, presidiato dall’interno dalle forze dell’ordine. Sono partiti sputi verso i poliziotti. Lanciate anche uova finite sui caschi degli agenti. Che hanno reagito con alcune cariche che hanno lasciato sul campo alcuni feriti, tra i quali uno dei dimostranti che ha avuto zigomo e naso fratturati, una signora anziana che ha riportato una spalla fratturata e una ragazza colpita alla testa portata via in barella. Oltre a tre fermati. 

“Ci hanno caricato per lo spirito di autoconsevazione del salotto Pd in cui solo le èlite possono discutere e le voci del dissenso vengono silenziate – ha spiegato Francesco -. Poi Renzi fa il suo gioco a dire di aver parlato con docenti e contestatori, ma fuori studenti e precari cercavano solo di esprimere un dissenso a volto scoperto, senza oggetti pericolosi. Ma siamo stati caricati senza motivo”. 
Francesco, ha poi aggiunto di essere stato presente anche a Milano, al corteo poi finito negli atti di vandalismo di 500 “neri” incappucciati: “Se in quel caso non ci hanno caricati credo dipenda dal fatto che non c’era niente da difendere. E’ stata una diversa gestione della polizia. Non c’era una qualche rappresentante del Partito Nazione da difendere e hanno lasciato fare”. 

Due manifestazioni e due atteggiamenti diversi da parte delle forze dell’ordine, che hanno “lasciato fare” a chi ha distrutto una città e hanno invece caricato chi manifestava a volto scoperto, che portano inevitabilmente a pensare alla figura dei Black Bloc, che alcuni vedono come uno strumento di disordine a uso e consumo dei media: “Credo siano visioni giornalistiche alla ricerca dello scoop. I BlackBloc sono forme di rabbia crude e dure le cui ragioni si possono ritrovare nella violenza della crisi sociale a cui siamo sottoposti”. 

Insomma, nonostante tutto, il 21enne piacentino si è detto pronto a continuare a manifestare per esprimere il suo – e quello di tanti attivisti come lui – verso le politiche di questo governo: “Certo, perché se chi ha voglia di trasformare ciò che c’è di marcio nella società si ferma davanti alle intimidazioni della polizia saremmo ancora fermi allo Statuto Albertino”.