Un pestaggio in piena regola con una spranga di ferro. Ha il sapore di una resa dei conti maturata negli ambienti dello spaccio di stupefacenti a Castelsangiovanni (Piacenza) la vicenda al centro di un processo davanti al giudice Maurizio Boselli che vede come imputato un giovane di origini marocchine residente a Castelsangiovanni, accusato di lesioni personali nei confronti di un ragazzo italiano finito poi all'ospedale per le percosse subite. Tutti i protagonisti sono poco più che ventenni. Secondo le accuse nell'aprile del 2013 lo straniero, che era stato arrestato il mese prima in un bar del paese per detenzione ai fini di spaccio, avrebbe invitato il piacentino a un chiarimento per poi pestarlo a sangue. Una trappola forse, costata alla parte lesa – che si è costituita parte civile con il difensore Emanuele Solari – diversi giorni di prognosi per le ferite riportate al collo e al volto. In seguito alle botte il giovane sarebbe stato costretto a portare un busto per due mesi. Il movente? L'imputato, difeso dall'avvocato Mauro Pontini, lo avrebbe ritenuto l'autore della soffiata fatta ai carabinieri che portò al suo arresto qualche settimana prima. Compito del processo stabilire se il pestaggio, che non avrebbe testimoni diretti, sia realmente avvenuto dal momento che la difesa sostiene si sia trattato di una storia inventata. Questa mattina (30 aprile) in aula hanno sfilato come testimoni gli amici dell'imputato.