Si chiude domenica 12 aprile alle 16 al Teatro Municipale con il balletto Butterfly la Stagione di Danza 2014-2015 della Fondazione Teatri di Piacenza. Uno spettacolo che rende omaggio a Puccini in un modo alquanto particolare con i bravi danzatori della compagnia “Balletto di Siena” diretta da Marco Batti che ne ha fatto le coreografie e la regia sulle musiche originali del M° Riccardo J. Moretti e che avrà la partecipazione prestigiosa dell’ètolie Giuseppe Picone nel ruolo di Giacomo Puccini.
Ispirandosi all’opera di Giacomo Puccini e al libretto di Giacosa, infatti, i Maestri Marco Batti e Riccardo Joshua Moretti mettono nelle mani del Balletto di Siena una Madame Butterfly composta dalle poetiche sonorità del M° Moretti e mossa dalle coinvolgenti idee coreografiche del M° Batti. Drammaturgicamente, Batti esalta l’incredibile caparbietà di Butterfly, donna vittima dei propri sentimenti e del senso di una quasi dovuta sottomissione, accostandola ad elementi scenografici posti a simbolo delle navi. Navi che in giovinezza le permetteranno di conoscere l’amore, che le strazieranno per anni un cuore pieno di malinconica speranza e che, alla resa dei conti, porteranno davanti agli occhi di questa donna e madre innamorata il più grande dolore. Tutto ciò avviene senza fossilizzarsi sull’immagine del singolo danzatore che interpreta “il personaggio”, ma identificando cromaticamente le figure chiave. Il bianco, limpido e morale, per Butterfly; il nero per Pinkerton ma anche per tutto ciò che racchiude mistero e oscuro presagio, concludendo con la semplice e serena nudità per il Bambino e per ciò che, incoscientemente, diventa parte integrante di un’immortale storia d’ amore.
Con Butterfly si torna quindi a riflettere sul rapporto tra danza e opera da sempre stretto ma molto controverso. Stretto perché l’opera ha sempre ospitato al suo interno i balli come intermezzi tra un atto e l’altro e controverso perché questa dipendenza ha comportato, nel tempo, una lenta e difficile, quanto progressiva e ineluttabile, ricerca da parte del balletto di una legittimazione estetica e indipendenza culturale al di fuori del mondo musicale e del sistema teatrale operistico.
Oggi il rapporto di dipendenza si è quasi del tutto ribaltato: sempre più spesso, coreografi internazionali come Wayne McGregor o Sasha Waltz, come già prima Pina Bausch e Trisha Brown, affrontano la regia di opere musicali rinnovandone dall’interno il linguaggio teatrale attraverso le diverse tecniche di movimento, tanto da far emergere un vero e proprio nuovo genere teatrale, quello appunto dell’opera coreografica.
Essere quindi spettatori di un lavoro interpretato dal Balletto di Siena, giovane compagnia nata nel 2012, significa anche essere testimoni di un processo di trasmissione di tecniche e di stili che guardano al mondo contemporaneo del balletto in forme decisamente nuove.
Madame Butterfly è uno di questi personaggi la cui infelice sottomissione (come donna, come sposa, come madre) conosce lampi di conforto nella forza della vita che si rigenera anche nell’esperienza dell’attesa e della perdita, quando non addirittura nella morte. Le scelte drammaturgiche di Marco Batti per Butterfly guardano al cuore delle passioni, considerate come elementi potenzialmente disgreganti, ma anche vie di salvezza di fronte alla sopraffazione. La sua coreografia deve molto al teatro ma perviene a uno stile perfettamente autonomo e riconoscibile, capace di combinare la dimensione espressiva del racconto con la dimensione emozionale del puro movimento. A questo scopo, le musiche di Riccardo Joshua Moretti, che in precedenza ha composto le musiche anche per un film su Puccini, affrontano in modo diretto la tradizione che l’opera porta con sé, alla fine creando una sorta di vita musicale parallela: un mondo sonoro gradualmente indipendente dalla partitura pucciniana che, di quella esperienza artistica, conferma e rinnova tutta la sua possibile attualità.
Questo omaggio a Puccini ha, inoltre, un ospite illustre: l’ètoile Giuseppe Picone, interprete dalle linee morbide e di una naturale presenza scenica, dalla grande duttilità espressiva e capace molto spesso di sorprendere per il potenziale introspettivo dei suoi ruoli. In Giuseppe Picone, infatti, si scorge sempre la saldezza di una tradizione, l’onestà di una scuola, quella italiana. Un interprete perfetto per questa nuova versione coreografica ispirata all’opera di Puccini, e che mantiene ferma la centralità della dimensione poetica, melodrammatica e crepuscolare di questa che, nel noto libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, era definita «tragedia giapponese».