"Internet ha delle regole che vanno rispettate per evitare pericoli e rischi". A Palazzo Garibaldi, sede della Provincia, il Maggiore Michele Mancini dei carabinieri di Piacenza, il sovrintendente della polizia delle Comunicazioni Pietro Vincini, l'assessore comunale Giulia Piroli e il consigliere provinciale Gloria Zanardi hanno accolto, nell'ambito del progetto Concittadini, i giovani studenti delle scuole medie ed elementari della città per parlare dei pericoli che si nascondono dietro l'uso del web e in particolare dei social network. Purtroppo il concetto al giorno d'oggi è uno solo: "Mai fidarsi" come spiegano Vincini e Mancini.
“Per forza, non possiamo mai sapere chi si nasconde dall’altra parte dello schermo. Pensiamo a un ragazzino che crede di parlare con un coetaneo, quello che una volta era il pen friend, e così inizia a raccontare dettagli privati della sua vita, magari fornendo foto e altri elementi personali. Ebbene, dall’altra parte dello schermo potrebbe esserci, invece, qualcuno pronto a tutto e con ben altre finalità, che potrebbe utilizzare tutto quel materiale privato per fare del male al ragazzo. Prendiamo per esempio i cosiddetti adescatori: quelli che, fingendosi coetanei, convincono il ragazzino o la ragazzina a lasciarsi andare per poi arrivare al ricatto o all’inganno: ‘Mandami una foto nuda o dirò a tutti che…’ e stratagemmi simili”.
In questo discorso rientra anche il cyberbullsimo.
“Certo, e una volta che si diventa vittima di un ricattatore o di un cyberbullo non vi sono più difese. Il bullismo a scuola, quello fisico, pur nella sua drammaticità resta comunque confinato tra le mura scolastiche, tra i compagni di scuola e quando la vittima torna a casa i bulli non la possono più toccare. Su internet questo non accade, il cyberbullismo non ha confini: la vittima può essere colpita a qualsiasi ora, anche quando è a casa, a sua insaputa. E soprattutto l’umiliazione non resta in un ambiente limitato come la scuola, ma comincia a viaggiare sul web e in questo modo se ne perde il controllo. Le vittime del cyberbullismo si trovano a dire addio, a volte per sempre, alla loro tranquillità: anche solo il sentire due persone sconosciute ridere tra loro per strada crea scompensi, perché la vittima sa che la sua umiliazione ormai è a portata di tutti. Non è un caso che numerosi episodi di prevaricazione on line sfocino poi nel suicidio della persona presa come bersaglio. Purtroppo però i giovani non si rendono conto della gravità di questi comportamenti: da una parte, come detto, possono portare anche al suicidio della vittima, dall’altra i bulli rischiano pesanti accuse. “Volevo solo fare uno scherzo” si giustificano, senza sapere di aver commesso invece azioni fortemente illegali di cui dovranno rispondere”.
Cosa possono fare i genitori?
“Molto spesso i genitori non ci provano nemmeno a indagare sulla vita ‘virtuale’ dei figli perché credono di saperne molto meno di loro in fatto di web. E questo è un errore. Certo, magari i figli hanno scoperto il modo di cancellare o nascondere le tracce di ciò che hanno fatto, dei siti che hanno visitato o delle persone con cui hanno parlato. Però cercare di controllare i loro spostamenti è un tentativo che è giusto fare: controllare la cronologia di internet non è reato”.