E' dal 2007, quando l'EXPO era ancora un libro bianco tutto da scrivere (e poi strascritto di avvisi di garanzia per tangenti ed appalti truccati) ed inesistente nei nostri pensieri, che la nostra Associazione, non certamente un manipolo di visionari, ma un consesso di peones della rotaia, nemmeno giocatori di scacchi arroccati sulle loro posizioni, come un ex sindaco invero a noi alquanto indigesto ci aveva definiti, perché secondo lui inchiodati su posizioni pendolaresche diverse dalle sue (eravamo e siamo per zero politica, ma fatti concreti e sostegno alla nostre cause) che siamo sul pezzo.
La nostra proposta " Piacenza – Milano " in 20 minuti si può " mediante l'utilizzo della TAV, che da noi si interconnette in entrata ed in uscita con la linea " storica " e ne favorisce l'uso, così come doveva essere per dare seguito ai protocolli d'intesa firmati da Comune, Provincia, FS, nei fatti totalmente disattesi, fu premiata dal Ministero delle Infrastrutture (dicastero allora retto da Antonio di Pietro) e pubblicata (pagg. 431/432) nel volume, edito dal Ministero stesso " " Trecento idee per lo sviluppo delle infrastrutture del Paese " e presentato ad un convegno in Sicilia, presente il Ministro.
Pensavamo che tale riconoscimento sarebbe servito da pungolo per potere finalmente avere un collegamento ferroviario efficiente degno di essere chiamato servizio pubblico, e di essere sostenuti dalle istituzioni locali affinché l'idea diventasse realtà.
Da allora il nulla più totale, anzi addirittura guerriglia contro i pendolari a colpi di editti di sgombero della nostra sede, e di ordinanze di rimozione forzata delle nostre biciclette dal piazzale della stazione, e menefreghismo assoluto da parte del competente assessorato regionale.
Stendiamo un velo pietoso sull'ex amministratore delegato delle FS, che negli anni ha usato l'arma delle querele per zittire le sacrosante lamentele dei pendolari, piacentini e non.
Poi, quando nulla più della politica si risveglia dal sonno se ci sono di mezzo eventi mangerecci di questo genere, od elezioni in vista, tre anni di manfrine sul treno, veloce, di qualità, frequente, etc etc bussando alle porte di due regioni che si sono sempre fatti i fatti loro e mai quelle dei loro cittadini, con l'aggravante che Piacenza ha potuto contare negli anni persi su di un manipolo di assessori, deputati, onorevoli, financo un sottosegretario ed un ministro della Repubblica. Noi pendolari ? Mai consultati in merito.
Nel frattempo, poveri illusi, abbiamo continuato a perorare la nostra proposta, ripetendo fino allo sfinimento che si sbagliavano interlocutori, che non si doveva bussare a Milano o a Bologna, ma a Roma dalle FS, mettendole davanti alle loro inadempienze, e facendo squadra con chi, piacentino, a Roma ci andava,
e ci va tuttora, chiedendo che Piacenza avesse l'uso della TAV, ed i binari non fossero solamente una servitù di passaggio, ma uno strumento di miglioramento delle condizioni di vita dei viaggiatori per forza, lavoratori e studenti, ma non solo.
Orbene, quando ormai in un pese normale (che non è il nostro) tutto sarebbe già stato testato e pronto all'uso, a distanza di tre mesi dall'evento, quando i giochi sono fatti, gli orari ferroviarii pubblicati e validi sino a dicembre 2015 e né a Milano, e men che meno a Bologna, al netto di roboanti paroloni e proclami stile ventennio (cavolo, ma in quel periodo i treni funzionavano bene ed i ferrovieri erano una categoria benemerita al pari di carabinieri, preti, medici condotti e e farmacisti !) ci si sveglia e ci si accorge che forse bisognava parlare con le FS !
Alla lunga avevamo ragione ? Vorremmo dire di si; d'altronde, come recita amaramente un vecchio adagio piacentino " la ragion l'è di cuion "….
Ma vorremmo anche che, per mero esercizio di onestà intellettuale, i signori piacentini che venerdì 13 p.v. parteciperanno alla conferenza stampa di Parma (non non ci potremo essere, ci toccherà come sempre tirare la carretta e lavorare) Sindaco Paolo Dosi in testa, portassero con loro e distribuissero la nostra proposta, che tante volte abbiamo loro reiterato, senza mai avere il benché minimo riscontro o sostegno.
Non è mai troppo tardi ?