“Il segreto di Italia”, a Piacenza il discusso film sull’eccidio partigiano

Un film che ha sollevato molte polemiche a livello politico e che per i motivi più vari ha trovato difficile accesso alle sale cinematografiche. Si chiama il “Segreto di Italia”, una pellicola del 2014 diretta da Antonello Belluco e con protagonisti Romina Power e Gloria Rizzato. Il film è basato su quello che viene definito “Eccidio di Codevigo”, in provincia di Padova, una delle pagine più cruente della Seconda Guerra Mondiale in Italia che portò alla morte di 136 persone uccise,secondo la versione ufficiale, tra il 30 aprile e il 15 maggio del 1945 dai partigiani della 28ma brigata Garibaldi “Mario Gordini”: tra le vittime fascisti o sospetti tali, presunti appartenenti alla Guardia Nazionale Repubblicana e alle Brigate Nere, abitanti del posto e prigionieri provenienti dalle aree appena liberate del Veneto e da Ravenna. Un film che fin dalla sua creazione ha sollevato un mare di polemiche soprattutto tra le fila dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) i cui vertici, dopo la prima del film tenutasi a Padova alla presenza anche dell’attrice Romina Power, hanno avuto parole di fuoco nei confronti del regista e del cast: “Sapevamo infatti che il tema centrale del film è l’eccidio di fascisti perpetrato da partigiani garibaldini e militari della Divisione Cremona a Codevigo, fra la fine di aprile e i primi di maggio del ‘ 45 – ha detto l’Anpi di Padova al Corriere.it – riteniamo il film esteticamente assai brutto e storicamente approssimativo. E’ confuso e contraddittorio nel rapporto fra passato e presente, fra rievocazione e attualità”.

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Ebbene, pur essendo venuta meno una distribuzione ramificata nelle sale cinematografiche italiane, questa incandescente pellicola approderà proprio a Piacenza, al cinema Jolly di San Nicolò questa sera, martedì 3 febbraio, alle 21,30.

Delle polemiche parla lo stesso regista Belluco: “Non solo l’argomento va a toccare un fatto storico che è stato celato e nascosto, ma poi interviene anche il fatto che il comandante di questa brigata Garibaldi, Arrigo Boldrini, fu deputato per 6 legislature e  senatore per 5, nonché presidente dell’Anpi dalla fondazione dell’associazione fino al 2004 e insignito della medaglia d’oro alla Resistenza. E’ dunque un tema molto difficile che destabilizza qualcosa di sacro, vado di certo a toccare un nervo scoperto. Durante la produzione del film ho ricevuto due raccomandate dal figlio di Boldrini e una dal presidente nazionale dell’Anpi che mi chiedevano di visionare la sceneggiatura del film, insomma sono andato a toccare un ambiente piuttosto rischioso”.

“Non abbiamo la contemporaneità in tutte le sale cinematografiche perché è un film che non tutti i cinema hanno voluto e stiamo facendo salti mortali anche economici per distribuirlo. Basti pensare che avevo deciso di girare alcune scene in una piazza in provincia di Rovigo: una location che era stata garantita a tanti altri registi in passato, mentre a me il sindaco, di tradizione comunista, ha chiesto 50mila euro di fideiussione, motivo per cui abbiamo deciso di cambiare scenario. E ne potrei raccontare tanti di fatti di questo tipo. Insomma, mi sono dovuto davvero rimboccare le maniche per dare vita a questa pellicola”. 
 
“Ciò che mi conforta è la risposta del pubblico: a Padova il film ha contato circa 3500 spettatori per un incasso di 28mila euro. E ad oggi devo dire che sono sempre di più i cinema che mi chiedono di proiettare il film, da Bolzano a Palermo. Un segnale incoraggiante anche perché ho in cantiere una nuova pellicola che si chiamerà ‘Rosso d’Istria’ e parlerà di un altro delicatissimo tema, quello delle foibe”.

 

 

 

LA TRAMA DEL FILM

Nel 2000, Italia, ormai settantenne, torna al paese di Codevigo dopo esserne stata lontana per 55 anni, per partecipare al matrimonio della nipote. Tormentata da un segreto, i suoi ricordi vanno all’aprile del 1945, quando, ragazzina, è innamorata del giovane Farinacci Fontana, fascista e figlio di un ufficiale della locale Brigata Nera, Sante. L’arrivo in paese come sfollata della bella vedova fiumana Ada, alloggiata proprio nella cascina della famiglia di Italia, sconvolge la nascente storia d’amore fra Italia e Farinacci. Nel frattempo la guerra si avvicina alla fine: i tedeschi scappano abbandonando i fascisti, e da sud arrivano i partigiani comunisti, preceduti da un informatore, il marchigiano Mauro, che ha la missione di documentare le adesioni alla RSI della popolazione locale in vista dell’epurazione.

L’arrivo dei partigiani ben presto si trasformerà in un incubo per la popolazione: abusi, torture, arresti e uccisioni si susseguono e coinvolgono anche Italia e i suoi cari: la ragazzina, cogliendo Ada e Farinacci in intimità, sconsideratamente denuncia il giovane ai partigiani che lo arrestano insieme ad Ada e lo fucilano durante le esecuzioni in massa. Fra i condannati finisce anche il padre di Italia, Franco, tradito dai suoi braccianti, che però viene salvato all’ultimo momento con un trucco dal partigiano Mauro, disgustato dalla mattanza e dai metodi dei “garibaldini”. Ada invece viene violentata e poi uccisa.

Italia resta sconvolta dal rimorso e abbandona con la famiglia Codevigo, dove non tornerà che nel 2000. Là incontra di nuovo il partigiano Mauro, ormai vecchio, che cerca di consolarla e di farle capire che lei è stata vittima come gli altri di una violenza più grande di loro.