E' iniziato con la deposizione del superesperto maresciallo capo Antonio Marini del Nucleo carabinieri antifalsificazione monetaria di Roma, il processo sull'operazione "E unum pluribus" che nel novembre del 2013 portò all'arresto di ben 19 persone accusate di aver introdotto in Italia quasi 200mila dollari falsi in banconote da 100. Banconote che da un dollaro si trasformavano magicamente in bigliettoni da 100. Quasi impossibile accorgersi della contraffazione tanto che anche l’Interpol non aveva mai avuto a che fare finora con un così alto livello di contraffazione.
Un sodalizio che dalla Nigeria, dove presumibilmente aveva sede la stamperia, si ramificava poi nel nord Italia grazie a un intermediario nigeriano residente a Mantova, finito in gattabuia. Con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla spendita di banconote contraffatte (con l’aggravante della trans nazionalità) finirono in manette 19 persone: di queste 6 stranieri (due nigeriani, un eritreo, un albanese, un cittadino dello Sri Lanka e uno svizzero) e 13 italiani, di cui 8 piacentini, tra cui operai, professionisti, piccoli imprenditori e commercianti. Già, piacentini. Perché l’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza, che non ha precedenti nel panorama del contrasto alla contraffazione di denaro, partì proprio da Piacenza nel febbraio 2013. In particolare dal deposito di una somma di 7mila dollari fatta in due banche distinte da parte di un commercialista piacentino, poi anch’egli arrestato. I soldi sarebbero finiti sul suo conto corrente convertiti in euro. Ma poi al centro raccolta di un istituto di credito si sono accorsero della contraffazione. Da qui i militari dell’Arma scoprirono come i dollari falsi arrivavano in Italia. Il denaro arrivava ai corrieri in plichi, talvolta ben nascosto in finte copertine di cd di musica nigeriana, in somme variabili dai 7 ai 10mila euro. In alcuni casi gli investigatori sono stati abili a sequestrare alcune somme. Anche per le banche era difficilissimo accorgersi dei falsi, il che avveniva spesso solo al centro raccolta, quando ormai i quattrini erano finiti sui conti correnti già convertiti in euro. La tecnica era quella dello sbiancamento di banconote da un euro vere e della ristampa con il taglio da 100.
Davanti al giudice Italo Ghitti, al piemme Emilio Pisante e agli avvocati della difesa (Fausto Cò, Luigi Alibrandi, Monica Malchiodi e altri), il carabiniere del nnucleo antifalsificazione monetaria ha spiegato come le banconote venivano abilmente contraffatte. "Una tecnica conosciuta sia in Sudamerica che in Africa, segnatamente in Nigeria, che avveniva con lo sbiancamento di banconote da un dollaro, quindi carta genuina, viene contraffatta la banconota da 100 dollari". Contraffatte in modo talmente abile che alcune sfuggivano anche al controllo del S.S. Search not Usa, una sorta di banca dati in uso anche ai servizi segreti statunitensi.