Crisi e musica, chiude Disc Jockey ‘70. Il responsabile: “Sono distrutto”

“Sono distrutto, non posso negarlo, nonostante non fossi il titolare come tutti pensavano ma solo il commesso, ho la morte nel cuore perché ho amato profondamente questo lavoro. Il periodo economico è nerissimo, sono a casa senza prospettive”. E’ questo lo stato d’animo di Filippo Falliva, il commesso del notissimo negozio di musica in galleria San Francesco, Disc Jockey ‘70, che da qualche giorno ha appeso sulla porta il cartello: “24 -01-2015, ultimo giorno di apertura per cessata attività”.

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Una situazione non facile, aggravata dal fatto che dovrà essere lui stesso a dover preparare la chiusura dei battenti: “Mi sto guardando intorno ma per ora ho trovato solo offerte a tempo determinato o tramite voucher, però sono proprio a spasso.

Nel frattempo dovrò impacchettare tutto e potete immaginare il mio stato d’animo. Vedo smantellato pezzo a pezzo il lavoro di 15 anni”. La solidarietà non è comunque mancata in questi giorni, ha confermato: “E’ l’unica nota positiva, con i clienti che mi stanno dando informazioni su dove portare il curriculum o dove informarmi.

Forse qualcosa di buono ho lasciato, è l’unica soddisfazione che mi rimane”.  Disc Jockey ‘70 è un negozio della catena Master Music srl, azienda di Milano, che evidentemente, a causa dell’avanzata del digitale, ha iniziato a sentire la crisi.

E così, come un fulmine a ciel sereno  è arrivata la comunicazione: “Una chiamata, per volontà dall’alto, cioè la gestione centrale, che ha deciso di chiudere. Non puoi immaginare, mi è caduto il mondo addosso”.

Con Filippo abbiamo cercato anche di capire il perchè di questa chiusura e di quanto internet, il digitale, poter comprare la musica stando comodamente seduti a casa o la pirateria abbiano inciso su un settore già in crisi peraltro non aiutato neppure dalla politica.

"Nessun politico, proprio nessuno ha mai fatto niente per la musica. Di nessuno schieramento politico, in nessuna legislatura. Non gliene frega niente e questo penso sia lo specchio dei tempi. Purtoppo – conclude Filippo – solitamente quando nessuno investe in cultura c'è da preoccuparsi perchè quando scende la cultura sale qualcos'altro, di brutto e purtroppo il declino della cultura coincide con una crisi economica".

Solitamente con una crisi monetaria