Don Conte: “La libertà di stampa è un dono, ma a costo di provocare stragi?”

 Passato il frastuono dei colpi di kalashnikov e lavato il sangue versato, verrà il momento della riflessione. Non solo sul rapporto tra Islam e mondo Occidentale ma anche sulle conseguenze della libertà di stampa, del diritto alla critica, alla satira più feroce che investe, spesso e volentieri, il potere e le religioni. E’ quindi un appello al ragionamento, più che una volontà di censura, quello arrivato da don Giancarlo Conte, storico parroco di San Giuseppe Operaio. Una lettera, nella quale si interroga se qualcosa venga prima del valore della vita: “Libertà di stampa, sì. Ma a costo di provocare stragi?” chiede al lettore. “Se questa mette in difficoltà, in probabilità di morte, non dico che cominci ad essere un abuso, ma certamente un uso non corretto – ha spiegato -. Oggi siamo ubriacati di libertà. E’ un grande dono, certamente, tanto che Dio non ci impedisce di commettere il male. Ci dice di non farlo, se no saremmo solo dei santi burattini”. 

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Di seguito la lettera integrale di don Giancarlo Conte.

“Alla riflessione che seguirà voglio premettere – per sicurezza di non essere frainteso – un breve pensiero. Con le stesse parole del Papa detesto l'orribile carneficina dei giorni scorsi a Parigi: "Esprimo la più ferma condanna per l'esecrabile attentato con alto numero di vittime … La violenza omicida è abominevole, non è mai giustificabile e la vita e la dignità di tutti vanno garantite e tutelate con decisione …". Senza tentennamenti faccio mia questa durissima condanna di Papa Francesco per l'orribile attentato. Ciò premesso, vorrei esprimere alcune osservazioni personali, un po' diverse dal retorico e troppo conformista parlare di questi giorni.
"Non avrai altro Dio al di fuori di me". E' il primo comandamento trasmessoci da Dio attraverso Mosè. Se io faccio della libertà il mio "idolo" supremo, posso arrivare a esercitare questo diritto causando – sia pur involontariamente – la morte di qualcuno, se non addirittura le stragi di questi giorni. Quando la mia libertà è esercitata in un contesto di persone sagge e aliene da violenze, essa può anche non porsi limiti, pur nel rispetto dovuto ai giusti diritti delle persone. Se uno offende mia madre o – in campo religioso – offende il mio Dio, Gesù Cristo e la Vergine Maria, la libertà di chi compie queste offese è fortemente biasimevole. Non sto inventando: le TV, martedì sera, hanno mostrato abbondantemente le vignette del famoso settimanale francese di satira a fumetti. Tra queste ce n'é una oscena e blasfema sul Natale cristiano nei confronti di Gesù e di Maria.
La libertà di stampa, pensiero e opinione autorizza a pubblicare di tutto, non però ciò che è contro la dignità della persona umana e tanto meno contro la dignità di Dio e della sua Rivelazione. Come tutto ciò che è realtà umana – e la libertà di stampa rientra in questo vasto campo – può e talvolta deve sapersi limitare. Anche la libertà di espressione deve necessariamente autoregolarsi, soprattutto quando è facile prevedere reazioni scomposte o addirittura tragiche, da parte degli immancabili pazzi violenti e assassini.
La storia del difficilissimo rapporto fra la stampa libera e il fondamentalismo islamico è ricca di tanti episodi di violenza dissennata e senza fine. Chi non ricorda la storia del romanziere francese Rushdie, autore dei "Versetti satanici" nel 1989? Da allora è sotto scorta perché a rischio di essere ammazzato. Ma anche in quell'occasione reazioni violentissime nei paesi arabi avevano causato decine di morti.
Saremo certi in molti tra noi adulti a non aver dimenticato quella caricatura del 2005 su Maometto, che lo ritrae con una bomba sopra il turbante. Vignetta che fece infuriare i più estremisti e fondamentalisti islamici, provocando una serie di violenze, con assalti alle ambasciate, boicottaggi e almeno 100 morti. Col senno di poi potremmo domandarci: valeva la pensa disegnare quella vignetta?
E ce lo ricordiamo lo storico discorso di Papa Benedetto all'Università di Ratisbona? Era bastata la lettura – ad opera del Papa – di una pagina critica di un antico autore su Maometto, per suscitare violente reazioni, ancora una volta non solo verbali ma con scie di morti.
Chiudo con tre pensieri che certamente stanno ancora a cuore di milioni di persone.
La vita di troppi è a rischio per le atroci reazioni di persone pazze, offese nelle loro convinzioni. E' possibile sperare che la libertà di stampa si limiti nello scrivere o disegnare irridendo tutto e tutti? L'idolatrato settimanale satirico francese è colmato di elogi anche dalla stampa italiana, che però lo definisce "talvolta volgare, spesso irriverente, sempre irrispettoso" (La Stampa 8/1/15, pag. 6).
L'aver espresso questi pensieri di larvato dissenso non significa rifiutare la società del dibattito, del confronto acceso e del pluralismo, né attaccare la libertà che è il fondamento della democrazia. Ciò che vale più di tutto però è la vita umana, anche degli autori di quelle pagine satiriche.
Alla libertà di espressione chiediamo da ultimo un più severo autocontrollo per quanto riguarda Dio e la fede di milioni di donne e uomini che – pur non ribellandosi se non a parole – soffrono per le gratuite bestemmie e oscenità verso il divino. E, per favore, non mi si chiami intollerante”.