“La luce, la gioia, la pace. E’ questa la grazia del Mistero che celebriamo in questa Notte Santa, è questo il dono che viene offerto alla nostra vita, al nostro pellegrinaggio”. Inizia così l’ Omelia di Mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza, pronunciata nel corso della Messa della notte di Natale.
Ambrosio, riprendendo le parole del Vangelo, in cui il profeta Isaia racconta di un popolo che camminava nelle tenebre e che all’ improvviso vide una gran luce, ha affermato che anche nel nostro cammino c’è bisogno di luce perché quel popolo che cammina nelle tenebre siamo tutti noi. “Spesso – ha continuato il vescovo – le tenebre sono fitte e il buio dentro di noi è intenso, nella nostra esistenza a volte incredula, nelle nostre solitudini.
La profezia del profeta Isaia si compie col dono del Bambino che ci illumina con la sua luce dall’ alto, come una stella, una luce che ci avvolge col suo bagliore e che entra nella nostra vita”.
Il presepe più bello – ha detto ancora Ambrosio – è quello vivente, quello della quotidianità. Ma purtroppo la vita di tutti i giorni racconta di una cronaca nera che spesso narra di tanti, troppi “Erode” del nostro tempo: “Il vecchio Erode non riposa mai, per manifestare la sua forza di distruzione, la sua pazzia, come la cronaca ci attesta.
Abbiamo bisogno di questa pace che ci consenta di vivere come uomini, cioè come fratelli, accogliendo colui il quale si è curvato su di noi e si è fatto nostro fratello”.