Stavolta molti incidenti non venivano nemmeno simulati, li creavano fittiziamente con carte e referti. Perfino le risonanze magnetiche erano false. E grazie a un paio di medici compiacenti arrivavano a ottenere risarcimenti da decine di migliaia di euro. La procura di Piacenza ha scoperchiato una nuova maxi-truffa ai danni di un'assicurazione con dettagli ancor più sbalorditivi rispetto a quel primo filone che, a inizio anno, condusse a più di cento indagati e a più di venti arresti. Questa seconda tranche è totalmente distinta dalla prima, le persone coinvolte sono diverse ad eccezione del nome di un avvocato piacentino che compariva anche allora. Sei attualmente gli indagati, quasi tutti piacentini con un impiego: quattro sono destinatari di misure cautelari (arresti domiciliari e obbligo di firma) e sono coloro che architettavano i finti incidenti. Due invece sono medici: uno è un medico del Pronto soccorso per il quale la procura stessa ha chiesto la sospensione dall'attività (per due mesi) a cui si è poi aggiunto anche il provvedimento della stessa Ausl; l'altro è invece il medico fiduciario della compagnia assicurativa truffata, e cioè la Unipol.
Tutti i protagonisti devono rispondere di concorso in truffa, i medici anche di falso. L'indagine, coordinata dal piemme Emilio Pisante ed eseguita dalla sezione di polizia giudiziaria della procura e dai carabinieri della stazione di Rivergaro, ha avuto il suo clou con l'emissione delle misure cautelari tra agosto e settembre, ma è tuttora in corso. Oltre una decina i finti incidenti finiti sotto la lente degli inquirenti. È stato appurato che spesso i sinistri non venivano nemmeno simulati, ma organizzati sulla carta con referti e atti fasulli. Si giungeva dal medico, naturalmente senza avere alcun infortunio, e talvolta anche con risonanze magnetiche alterate e sulle quali sono in corso accertamenti per capire dove è come venivano falsificate. Qui entrava in gioco il medico del Pronto soccorso che non solo refertava il presunto complice la prima volta, ma proseguiva poi nel tempo con ulteriori referti per allungare lo stato di infortunio e far lievitare l'ammontare del risarcimento. Si parla di risarcimenti anche di 30/40mila euro. Gli incidenti simulati avevano spesso gli stessi protagonisti. Ed è anche per questo che gli inquirenti si sono insospettiti. Grande collaborazione alle indagini è stata data dalla stessa Unipol che, una volta accortasi dei documenti falsi, ha subito interessato la procura.
Il medico fiduciario della Unipol, in seguito allontanato dalla stessa compagnia, è invece accusato di aver prodotto relazioni non basate su perizie reali. Questo sistema truffaldino sarebbe andato avanti dal 2011 al 2013 e si differenzia dal filone precedente in particolare per i risarcimenti assai più lauti, ma anche per i protagonisti: allora per simulare i sinistri si ricorreva alle persone più disperate mentre in questo caso ci pensavano normalissimi lavoratori con stipendio fisso. La procura sta ora cercando di capire se sussistano anche ipotesi di corruzione.