“I bulli si possono fermare, ora ne sono sicura”. A parlare è un ragazza, giovane studente di una scuola superiore piacentina, che in mattinata ha partecipato – insieme ai suoi compagni e altre classi di istituti cittadini – all’incontro sul tema nel salone delle Armi della Prefettura. E’ qui che abbiamo raccolto la sua testimonianza, diretta e senza tanti fronzoli. Perché oggi, che il fenomeno è conosciuto ed esiste il sostegno di vari soggetti, dagli insegnanti consapevoli fino alle forze dell’ordine, parlarne è una forma di liberazione e insegnamento per future vittime di bullismo: “Parlarne in classe è stato importante, perché sono temi delicati. Ho avuto il dispiacere di vivere tutto questa brutta esperienza ma ora mi sento più forte – ci ha spiegato la giovane -. Queste persone, per aiutare la loro autostima, decidono di fare del male agli altri. Attraverso internet, soprattutto i social network, ti prendono di mira, insultano te, la famiglia e le tue usanze. Ma poi possono passare anche alla realtà, mi hanno infatti aggredita fisicamente. Una mia amica è stata ferita, gli hanno tagliato un braccio”. Un’esperienza forte, dalla quale però, ha voluto chiarire, si può uscire: “Sì, si possono fermare. Stampare le prove, se ti contattato via internet e poi denunciarle, con il sostegno di amici, insegnanti e forze dell’ordine” ha concluso.
Insomma, una storia di bullismo sul web, che prende il nome, appunto, di cyberbullismo. Secondo i dati emersi, pare che quasi il 50% dei ragazzi facciano “sexting” (neologismo utilizzato per indicare l'invio di messaggi sessualmente espliciti e/o immagini inerenti al sesso). La ricerca ha coinvolto 1.800 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni. Di questi il 37% ha dichiarato di avere condiviso on line segreti o immagini di amici senza il loro consenso e il 51% di aver ricevuto immagini di conoscenti in atteggiamenti espliciti. Lo studio è stato condotto dall’università Cattolica di Milano e pubblicata nell’ottobre del 2014
Ed è stato utile anche per far emergere storie come questa, l’incontro fortemente voluto dal prefetto Anna Palombi. Un appuntamento formativo, coordinato dalla dirigente Marilena Razza: “Dopo diverse riunioni, con i rappresentanti dei docenti dei tre ordini di scuole, il fenomeno del bullismo è piuttosto diffuso. Prima non avevamo un osservatorio diretto, ora sappiamo quanto il fenomeno sia diffuso. E anche lo spaccio di droga, pensate, viene in secondo piano rispetto al bullismo”.
Tra i relatori, poi è intervenuto Antonio Mosti, direttore del Sert di Piacenza: “Oggi, rispetto al passato, il fenomeno è conosciuto e se ne può parlare in modo trasparente. E’ un vantaggio per i giovani, perché queste notizie, se non utilizzate solo per fare degli scoop, sono utili per affrontare il tema e riportarlo all’interno del mondo dei ragazzi affinché possano governarlo”.
Non sono mancati, quindi, gli interventi dei diretti interessati. I giovani piacentini che hanno spiegato come “il bullismo esiste e lo vediamo ogni giorno. Certo, spesso non è alla luce del sole, ma di casi ne sentiamo parlare spessissimo” ha detto un giovane, al quale ha fatto eco una sua compagna di classe: “Purtroppo ho amiche e amici che sono stati vittima. Però, per quanto possibile, oggi sappiamo come comportarci. Non abbiamo più timore di parlarne con gli insegnanti, o addirittura ai genitori e denunciare”.
Gli altri relatori dell’incontro sono stati l’educatore Alberto Genziani Educatore e il dirigente della Squadra mobile della polizia, Salvatore Blasco, il sovrintendente Pietro Vincini, Responsabile della Polizia Postale, nonché due atlete della squadra Nordmeccanica Rebecchi volley.
Proprio grazie allo sport, il professor Mosti ha poi annunciato un progetto che prenderà vita nelle prossime settimane, in collaborazione con il Comune, che porterà gli esperti nei luoghi di aggregazione giovanile.
Poi ci sono scuole che, come nel caso del Colombini, hanno dedicato al tema del bullismo in tutte le sue sfaccettature, dei momenti specifici già in classe. Lo ha confermato la professoressa Michela Campanella, insegnante di diritto: "Spieghiamo tutto l'aspetto normativo, i reati legati al bullismo, con il supporto di prefettura e forze dell'ordine – ha spiegato – abbiamo scoperto, appunto durante queste lezioni, che molti ragazzi sono stati vittime. Infatti hanno tirato fuori le loro sofferenze, in modo molto interessante. Perché è giusto che l'educazione si concentri anche su questi fenomeni".