Presso il ristorante “Volta del Vescovo” la palla ovale piacentina festeggia l’Old Rugby del presidente Vittorio Schiavi. Un pranzo di gala con due ospiti d’eccezione: Mauro Bergamasco ed il padre Arturo, che hanno regalato agli appassionati accorsi diversi aneddoti.
Mauro Bergamasco: “Sono qui in rappresentanza anche di mio fratello che avrebbe dovuto esserci, ma è in viaggio con le Zebre. Comunque sono qui con la mia famiglia e sono molto felice di ritrovare amici, rugbisti e personaggi del mondo del Rugby. Sono stato qui già un mese fa per l’inaugurazione del Museo del Rugby e si è creato un bel legame”
Mattoccia presidente del museo del rugby. “Per noi è stato un mese molto difficile e faticoso, ma il risultato è stato soddisfacente: più di 4000 persone hanno visitato il museo e sono pronto a rifarlo il prossimo anno. Devo ringraziare tutti gli amici di Piacenza che hanno permesso di realizzare tutto questo”
Il presidente dell’Old Rugby Vittorio Schiavi: “questa è la 35 edizione del premio per il miglior giovane e del premio Old alla carriera ed altri ancora. Sono felicissimo che Mauro sia qui in questa che per noi è una festa”
Arturo Bergamasco: “Amo questo sport e ho dedicato tutta la vita. Non gioisco mai per i successi dei miei figli. Li ho sempre trattati come un allenatore, cercando di incitarli quando le cose andavamo male, e di farli crescere, quando le cose andavano bene”
Riprende il figlio Mauro: “Paradossalmente non si parlava mai di rugby e questo ci ha aiutato nella scelta. Non abbiamo mai avuto la pressione di dover a tutti i costi fare rugby. Ci hanno detto fate lo sport che volete. Dopo una settimana ci è stata proposta la ginnastica artistica. Dopo 6 mesi abbiamo evitato di rinnovare l’abbonamento. Papà per noi è stato un punto di riferimento: è stato il mio primo allenatore quando avevo 5 anni e per un anno non ho visto il pallone. Il rugby non è una cosa dovuto, ma è qualcosa da conquistare”
Sbrocco: “Vorrei raccontare un piccolo aneddoto: Mauro Bergamasco stava giocando il mondiale. Dopo 7 minuti prende una ginocchiata che lo mette ko. Mondiale finito. Il fratello lo va a trovare e gli dice: il prossimo lo giochiamo assieme. Lo hanno fatto. Stessa tempra del padre. Arturo Bergamasco ha debuttato a Rovigo come pilone. Ad un certo punto della sua carriera si fa male allo sterno: forse la più dolorosa che possa capitare in campo. Arturo Bergamasco non può giocare e medita di chiudere la carriera. Un giorno arrivano a casa sua alcuni compagni di squadra e lo supplicano di tornare in campo. Arturo, con una specie di scudo di cuoio con lo sterno rotto, finì la stagione. Questo è il senso di appartenenza e l’attaccamento alla maglia”
Bergamasco parla anche della Nazionale: “Manca meno di un anno alla Coppa del Mondo e stiamo cercando di trovare il giusto assetto. Tutti i 40 giocatori che fanno parte della rosa sono consapevoli che tra 10 mesi c’è l’appuntamento principale nella carriera di un giocatore. L’importante è sempre fare un’analisi del percorso con cui si arriva all’evento. Questo è un gruppo importante, con giovani di qualità, e sono convinto che si possa costruire qualcosa di importante”