“Alla Saipem non assumono italiani”. E si parla di spostamento in Romania

 “Alla Saipem di Cortemaggiore non si assumono italiani”. Sembra una provocazione, eppure, a sentire i dipendenti interinali, questo è il quadro che ti presentano. E ancora, sul centro di ricerca per tecnologie di saldatura nel magiostrino, sembra aleggiare lo spettro della chiusura, per una delocalizzazione all’estero (la Romania pare aver sostituito la Croazia).

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Ma andiamo per ordine. Ne avevamo già parlato lo scorso marzo, con la loro protesta portata in consiglio comunale dal rappresentante della lista Una vera Cortemaggiore, Federico Ferri. Ora il caso è arrivato persino in Parlamento, con un’interrogazione della parlamentare del Movimento 5 Stelle Maria Elena Spadoni.

Ma in attesa di una risposta da parte del governo, davanti ai cancelli del magazzino, sede storica dell’Agip (che qui è nato nel 1949 grazie ad Enrico Mattei), i volti non sembrano essere distesi: “Mi hanno appena lasciato a casa”, ci dice un ragazzo di 22 anni, il cui contratto non è stato rinnovato. “E’ il metodo della Saipem, ti promettono che entrando come interinale, passati i 36 mesi, verrai assunto e poi, al 34esimo, non te lo rinnovano”. Una circostanza che in molti possono raccontare.

Il problema, per loro, è duplice. Perché, se in passato del loro caso si erano interessati i sindacati, ora sono rimasti tutti senza rappresentanza: “Abbiamo incontrato più volte un delegato della Cgil che aveva chiesto un incontro urgente con l’azienda stabilendo un ultimatum: l’11 novembre. Se non fosse cambiato niente avremmo intrapreso la via dello sciopero. Da allora è sparito e le persone continuano ad essere lasciate a casa” spiega uno dei lavoratori.

Anche per questo non hanno indetto mobilitazioni o proteste, ma hanno sentito l’esigenza di far conoscere la situazione che stanno vivendo. “Assumono gli stranieri, romeni e croati. Gli danno vitto e alloggio in case e alberghi, con 60 ore di straordinario anche se poi non le utilizzano”. 

Per gli italiani l'aria che tira è diversa. E gli esempi analoghi, all’uscita a fine turno verso le 17, si sprecano: “A maggio 2012 ho avuto il colloquio e per accettare questo lavoro, per il quale mi avevano proposto buone prospettive, ne ho lasciato un altro dove avevo contratto a tempo indeterminato. Adesso, dopo 5 rinnovi, mi hanno fatto l’ultimo contratto di 4 mesi, giusto per non arrivare ai 36 utili all’assunzione per poi lasciarmi a casa” ha raccontato un altro. La delusione, in più, è accresciuta dal fatto che la maggior parte sono giovani, che in questo impiego credevano: “Quando sono arrivato mi hanno detto: ti formiamo e se vai bene puoi essere assunto, invece non è così visto quello che succede ai miei colleghi e i contratti sempre più brevi che sono costretto ad accettare” ha spiegato un ragazzo di 24 anni. "Fanno arrivare a Cortemaggiore gli stranieri per essere addestrati da un istruttore portoghese, con costi molto più elevati che se lo facessero con noi italiani. E tra noi c'è gente già preparata. 

Ad aumentare l’insicurezza, sono anche le voci della chiusura del sito, con progetti di trasferimento all’estero. Vista la forte presenza di lavoratori croati, qualche mese fa, si era infatti diffusa la voce che l’obiettivo della Saipem sarebbe stato quello di spostare tutto in Croazia, dove la controllata del “cane a sei zampe” si è insediata dal 2002 e aveva firmato un accordo con l’Università di Rijeka di collaborazione e sviluppo di attività di ricerca scientifica nel campo delle tecnologie energetiche. 

Ora, però, la meta pare un’altra: “Sì, molti hanno sentito i responsabili parlare addirittura in mensa, durante la pausa pranzo, di trasferimento in Romania. E per farlo stanno gonfiando i costi. Così possono dire che qui non è più sostenibile”. Un esempio te lo indicano gli stessi lavoratori: “Guarda quel magazzino – ci fanno notare – è stato costruito con una spesa di 400mila euro. Una volta finito, però, lo hanno smantellato senza motivo. Non solo, continua ad arrivare materiale inutile, che viene stoccato e rimane a giacere inutilizzato. Ci chiediamo il perché, se non per gonfiare i costi?”. 

Sullo spostamento del sito in Romania, un altro dipendente dice di aver sentito anche la tempistica: “Sempre i responsabili dicevano: alla fine dell’anno andiamo via. Massimo aprile-maggio 2015”.

Ma in Romania dove? Il nome che circola e che sarebbe confermato da una piantina di cui siamo riusciti ad entrare in possesso, è quello della cittadina di Ploiești. Insomma, prospettive tutt’altro che rosee per i lavoratori italiani. Non poi così negative per quelli stranieri presenti a Cortemaggiore, che semplicemente potrebbero tornare a lavorare vicino a casa.

Ed è una prospettiva paventata anche dalla parlamentare grillina Maria Elena Spadoni, che nella sua interrogazione ha scritto che “i lavoratori affermano come li assumano tramite la Global petroproject services, del Gruppo Eni che ha sede in Svizzera o tramite la croata Saipem Mediterranean services”. Così, ha chiesto al ministro di “rispondere su ciò che sta succedendo in questa società facente parte del Gruppo Eni".