Lo scrittore Carofiglio alla Biffi Arte presenta “La regola dell’equilibrio”

Sala gremita in ogni ordine di posto alla Galleria Biffi per la presentazione dell’ultima fatica letteraria del magistrato scrittore Gianrico Carofiglio, “La regola del’equilibrio”. Un romanzo che segna il ritorno del celebre avvocato Guido Guerrieri, impegnato nella difesa di un magistrato accusato di corruzione giudiziaria. La vicenda si svolge tra Lecce e Bari. Il giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno di università, sempre primo negli studi e nei concorsi, si rivolge all’avvocato perché lo difenda dall'accusa peggiore che possa ricadere su un magistrato. Quasi suo malgrado, Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde lucidità, lacerato dalla tensione fra regole formali e coscienza individuale. Perchè il tema pincipale del romanzo, dietro il pretesto della storia giudiziaria, è proprio quello della questione morale, in tutta la sua drammaticità. O meglio, banalità.  Affiora subito nel libro, infatti, la nozione della morale costruita ad uso e consumo di chi la deve praticare, o crede di praticarla. Quella in cui ciascuno decide quando una regola può essere applicata. E di solito quella regola va sempre bene per gli altri ma non per noi: per noi è bene cercare dei sottili distinguo. Il punto fondamentale, spiega l’autore, è questo smottamento morale: “Cercare di adeguare la realtà a quello che ci piace, interpretare i fatti in modo da farli corrispondere ai nostri desideri. Persone normali, direi all'apparenza normali, sono capaci di fare a volte cose tremende giustificandole a se stesse in base a un'interpretazione delle regole morali o, nel caso del nostro giudice, anche giuridiche”. Scavando nell'intimità della vita pubblica e privata, il romanzo fa affiorare la peculiare strategia con cui gli italiani affrontano la questione morale, raccontandone cattive abitudini e perversioni.Da noi c'è un'inclinazione diffusa ad autogiustificarci, è una tendenza della nostra vita pubblica. Ed è sicuramente un problema di questo Paese più che di altri".

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Ed ecco allora che la regola dell’equilibrio diventa una prospettiva etica: "Le questioni etiche non hanno tanto a che fare con le regole specifiche, ma con la questione della consapevolezza. C'è un prossimo e ci sono delle ragioni per le quali compiamo determinate azioni. La vera differenza non è tra chi perde l’equilibrio e chi no perchè tutti lo perdono. L'importante è non negare e non autoassolversi. In questo sta la sostanza dell'atteggiamento etico". Non è un caso dunque che nel corso del libro venga citato il Dostoevskij dei Fratelli Karamazov: “ Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso, né intorno a sé”.