Profughi, il piano di redistribuzione fa discutere. Ora tocca alla prefettura

 Dopo aver reso noto dell’esistenza di un piano inattuato per la distribuzione dei profughi sul territorio in base al numero di abitanti (con linee di mandato regionali) e da tempo nelle mani di Prefettura e amministrazioni locali, non sono mancate le reazioni. Su tutte, come comprensibile, di quei Comuni che, ad oggi, non ospitano richiedenti asilo e, se il piano venisse rispettato, dovrebbero farsi carico di queste persone, benché in numero adeguato. 
Reazioni che abbiamo raccolto, soprattutto, dai sindaci delle cittadine più popolose, come Castelsangiovanni e Fiorenzuola. A loro, infatti, ne spetterebbero 11 e 13, mentre ora non ne hanno nessuno direttamente a carico (3 a Fiorenzuola sono ospitati dalla parrocchia). 

Radio Sound

“Abbiamo un ostacolo oggettivo, perchè non abbiamo le strutture in cui ospitarli non potendo far fronte a questa emergenza” ha detto il sindaco Lucia Fontana di Castelsangiovanni. Ma ha anche ammesso: “Chiaro che, se ci fosse un’imposizione da parte del prefetto, vedremo di trovare delle soluzioni. Ma ad ora non possiamo ospitare nessuno”. 
Sulla stessa linea d’onda il primo cittadino di Fiorenzuola, Giovanni Compiani: “Non abbiamo e avremo la possibilità di allocarli e accudirli. Da questo punto di vista è lo Stato che dovrebe farsi carico della questione. Perché finché ci sono finanziamenti tutto va bene, poi è tutto a carico dei Comuni e non possiamo far fronte a tutto”. 

Come avevamo anticipato ieri, però, è anche vero che ci sono Comuni che, nonostante abbiano meno abitanti e possibilità di Castelsangiovanni e Fiorenzuola, stanno già ospitando un numero di profughi maggiore rispetto alle linee guida. Tra questi, per esempio, Pontedellolio (15 invece di 4) e Coli (9 invece di 1), senza contare la frazione Caratta di Gossolengo, che ne attende circa una ventina su venticinque abitanti (gliene spetterebbero solo 4). E, benché con più abitanti e possibilità, Piacenza, che ne ha più del doppio (189 invece di 84).

La Prefettura, infatti, non seguendo le linee guida i giorni dell’emergenza sbarchi, aveva deciso di affidarsi ai bandi. E così, oltre alle strutture caritatevoli, ad assumersi la responsabilità (comunque ben remunerata) del numero maggiore di queste persone sono stati i privati. 

Ma se i Comuni che non hanno profughi, all’idea di una redistribuzione storcono il naso, iniziano a farsi largo alcuni che sostengono il progetto. Oltre all’assessore al nuovo Welfare di Piacenza Stefano Cugini, che chiaramente avrebbe interesse a diminuire il carico di stranieri per la sua amministrazione, si sono espressi politici di entrambi gli schieramenti che hanno chiesto il rispetto delle regole. 

Come Marco Colosimo, consigliere comunale nel capoluogo per la lista Piacenza Viva: “Esiste un piano e non viene rispettato. Chi è che dovrebbe farlo rispettare? Il prefetto. Basta bandi, bisogna ripartire i numeri. Non possono essere solo alcuni Comuni a doversi sobbarcare gli oneri di gestione economica e sociale di queste persone”. 

A lui si è associato il collega del Pd, il consigliere Andrea Tagliaferri: “Sono favorevole perché distribuirli evita le ghettizzazioni. In più, si potrebbero trovare possibilità come quelle trovate da Pontedellolio, facendo aggiustare l’asilo proprio ai profughi. Non possiamo far passare l’idea di mantenere delle persone che poi diventano nullafacenti. La prefettura ha un ruolo, purtroppo, slegato alle amministrazioni. Dobbiamo esortarlo a far rispettare questo piano”. 

Contrario, invece, il neo consigliere regionale Matteo Rancan della Lega Nord: "E' assurdo, perché non dovrebbero proprio arrivare. E' sbagliato metterli a carico di tutti i Comuni, dobbiamo fermare l'invasione. Prima devono venire i nostri cittadini, altro che redistribuzione".