L’onorevole Ferrara (Sel): reddito minimo garantito per rilanciare l’economia

Sel chiude la propria campagna elettorale al Mathis di Fiorenzuola con l'intervento dell'onorevole Francesco Ferrara. Tema principe dell'incontro il lavoro, con la rinnovata proposta del reddito minimo garantito. 600 euro per chi fatica ad entrare nel mondo del lavoro e per i disoccupati, più in generale per tutti coloro che si trovano in una situazione di reddito e patrimonio delicata. Una proposta economicamente sostenibile che, attraverso un aumento del prelievo fiscale e un taglio alle spese inutili dalle grandi opere agli F35, consentirebbe – a detta dell'onorevole – da un lato di rilanciare i consumi e dall'altro di ridurre la ricattabilità di chi entra nel mercato del lavoro. Perchè, come dichiarato ieri a Piacenza dalla senatrice Loredana De Petris e ribadito oggi da Ferrara, il vero problema sul terreno della competititivà internazionale non è certo il costo del lavoro, ma “la mancanza di un piano industriale ed energetico che renda il nostro paese appetibile per gli investitori esteri. Basta pensare al caso dell'Ast di Terni dove i tedeschi della Tyssenkrupp se ne vogliono andare perchè il costo dell'energia in Italia è superiore del 40% rispetto alla Germania. Senza considerare poi la mancanza di modernizzazione della rete infrastrutturale e dei trasporti, che incentiva le imprese a lasciare il nostro paese per gli elevati costi”.
Eppure, sembra chiaro come l'indirizzo del governo Renzi vada nella direzione opposta, con il taglio della spesa pubblica e lo scontro con i sindacati sulle tutele al lavoro dipendente rappresentate dall'articolo 18. “Ci siamo illusi che gli 80 euro rappresentassero una prima misura di redistribuzione che alludesse a una più ampia politica economica. Prendiamo atto invece di come invece il governo Renzi proceda in piena continuità con le politiche economiche e sociali che hanno determinato l'attuale crisi. La vera innovazione sarebbe la conversione industriale ed ecologica dell'economia. Queste sono le grandi politiche che consentono di mantenere il lavoro e supportarlo. L'abrogazione dell'articolo 18 – come testimoniato dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – non cambia la vita alle imprese. La dignità delle persone non si può monetizzare. Se un lavoratore è stato licenziato per causa ingiusta deve avere legittimamente la possibilità di tornare a lavorare. Non può impedirlo lo Stato”.

Radio Sound

Inutile però negare il ruolo avuto dall'Europa nell'indirizzare le stesse politiche economiche su cui l'onorevole si scaglia. E di fronte a chi invoca la sovranità monetaria come prerequisito per poter avere maggiore indipendenza in termini di sovranità politica l'onorevole risponde: 
“In Europa bisogna semplicemente cambiare registro: se l'Europa si fonda su un'idea monetaristica, è destinata alla recessione. Se invece parliamo di un'Europa dei popoli, di un'Europa sociale, di un'Europa dei diritti il discorso cambia radicalmente. I banchieri non possono sostituirsi a governi legitimamente eletti: dobbiamo mettere in discussione il predominio dell'economia sulla politica. Renzi ha avuto una grande occasione con la larga vittoria alle europee ottenuta evocando un'altra linea politica. Invece, ha deciso per la realpolitik, puntando sulle poltrone più che sulle politiche”.

L'APPELLO AL VOTO DEI CANDIDATI DI SEL

A margine dell'incontro dai candidati di Sel è arrivato un appello al voto: Sel è l'unico partito che ha la sinistra nel nome. Non c'è solo il dissesto idrogeologico, ma anche quello idropolitico. La politica va ritrovata, attraverso un filo rosso che parta dal contrasto al progetto di partito della nazione di Renzi, che non vuole tenere in conto la sinistra. La nostra presenza in Regione testimonia invece la difesa degli ultimi e la lotta alla privatizzazione coatta.
“Le questioni ambientali, l'economia, il lavoro e la sanità sono tutte legate da una logica di sistema – ha dichiarato Roberto Bassi. E per evitare il disorientamento dobbiamo guardare a quella logica e rovesciarla nella direzione di una società che metta il benessere, l'equità e non il profitto al primo posto. Se non adottiamo questo approccio ci troveremo continuamente a intervenire solo in stato di eccezionalità per gestire emergenze per le quali scatta un'inutile caccia al colpevole di turno”.
A declinare il progetto politico nella pratica quotidiana di chi vive i problemi della sanità pubblica in prima persona ci ha pensato Giuseppe Mori: “Eravamo un modello nella sanità – commenta Giuseppe Mori – ma ora il liberismo ha preso il sopravvento. Chiediamo meno manager, più medici e infermieri, più servizi. Trasferimento della centrale del 118,ospedale di Fiorenzuola, chiusura delle guardie mediche nei paesi di montagna. Tre indizi fanno una prova: c'è una revisione profonda dell'idea di sanità su cui non siamo d'accordo. L'Usl è la più grande impresa della provincia. Se continuiamo a depauperare e togliere centri decisionali il nostro territorio sarà destinato al declino”.
"Osceno il modo in cui viene trattata la scuola pubblica – ha sostenuto l'insegnate Alessandra Calì: un  miliardo e seicento mila euro in meno di tagli da parte di questo governo hanno creato problemi inimmaginabili. Un premio nella fornitura di carta igienica da parte di una scuola di Fiorenzuola per aver vinto un concorso la dice lunga sullo stato dell'istruzione in Italia”.