Poliziotti a processo, altri sette anni di condanne e una assoluzione

Quattro condanne e un proscioglimento da ogni accusa. In tribunale nuovi sviluppi giudiziari per i poliziotti della questura di Piacenza coinvolti nella maxi-inchiesta dei carabinieri del Reparto operativo (primavera 2013) coordinata dal sostituto procuratore Michela Versini. Il processo si è svolto con rito abbreviato davanti al giudice Adele Savastano che ha inflitto condanne per un complessivo di 7 anni di reclusione.

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In questo filone erano coinvolti anche due agenti che all’epoca dei fatti, aprile 2013, erano in servizio presso la polizia giudiziaria di stanza in procura: l’ispettore Marco Maiocchi, assistito dagli avvocati Maria Cristina Bagnalasta e Paolo Angona, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione per concorso in falso ideologico, in riferimento al rilascio di un permesso di soggiorno a un transessuale rinnovato per tre volte, e rivelazione di segreto istruttorio per due telefonate fatte a dei colleghi indagati (la procura aveva chiesto sei anni); l’agente Marco Ziliani, difeso dall’avvocato Stefano Piva, è stato invece condannato a quattro mesi di reclusione per rivelazione di segreto istruttorio. L’episodio contestato nel suo caso è singolo, una telefonata fatta a un collega.

Ancora una batosta per Claudio Anastasio. Già condannato a 20 anni di reclusione in collegiale per le note vicende legate allo spaccio di droga e allo sfruttamento della prostituzione, l’ispettore a capo della sezione Narcotici ha ricevuto un’altra condanna a 2 anni e 8 mesi (la richiesta della procura era stata di 4 anni e 10 mesi) per falso.

Condannato a due anni di reclusione per lo stesso reato anche il collega della Narcotici Paolo Bozzini, difeso dagli avvocati Paolo Veneziani e Stefano Piva, e già condannato a 9 anni in abbreviato per l’altro filone.

Assoluzione invece per Enrico Milanesi, difeso dagli avvocati Filippo Fornaroli e Luca Gatti. Era accusato di falso ideologico,  favoreggiamento della prostituzione e di un reato legato alla legge sul rilascio dei permessi di soggiorno. L’agente, che era in servizio all’ufficio immigrazione e che scontò due mesi in prigione prima che il tribunale del Riesame lo scarcerasse, è stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”. In questo caso va registrata la soddisfazione dei legali difensori.

Condanne anche per un agente della penitenziaria di Milano e per un transessuale. Tutti i legali hanno annunciato che faranno appello.