Un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, per favoreggiamento della prostituzione. Si è concluso questa mattina il processo a un albanese di 32 anni ritenuto uno dei componenti della banda che, con la scusa di una vita migliore, aveva condotto a Piacenza una ragazzina connazionale minorenne costringendola a prostituirsi. Il piemme Roberto Fontana aveva chiesto una condanna a quattro anni, evidenziando il fatto che l'uomo era pienamente integrato nel racket, aveva ospitato a casa sua la giovane e spesso la controllava anche in strada. L'avvocato difensore Roberta Prampolini ha invece chiesto l'assoluzione. Il collegio (composto dal presidente Italo Ghitti e dai giudici a latere Maurizio Boselli e Giannadrea Bussi) ha ridotto la pena ritenendo che nel processo non siano maturate le prove del fatto che l'imputato sapesse che la ragazzina aveva solo 16 anni. Della vicenda della ragazzina – che oggi ha 19 anni e grazie all'aiuto della polizia e dei servizi sociali ha un lavoro stabile ed è perfettamente integrata – ci eravamo già occupati. I fatti risalgono al 2011 e la giovane aveva vissuto un mese da incubo. Era riusciti a sfuggire alle grinfie dei suoi aguzzini grazie a un cliente che si era impietosito e all'intervento della polizia.