In un’interrogazione presentata alla Giunta regionale per chiedere interventi di razionalizzazione del prelievo di acqua dai fiumi per uso idroelettrico, Daniela Guerra, capogruppo dei Verdi, riferisce che "negli ultimi mesi anche in Provincia di Piacenza sono state presentate numerose domande di concessione di derivazione di acqua pubblica superficiale ad uso idroelettrico lungo le aste dei corsi d’acqua principali, Trebbia, Aveto e Nure. In particolare è stato presentato lo studio d’impatto ambientale del progetto di centrale idroelettrica di Confiente, nei comuni di Cerignale, Ferriere, Ottone e Zerba che prevede la costruzione di opere di presa sul fiume Trebbia e sul torrente Aveto e la realizzazione di due gallerie di derivazione lunghe complessivamente circa 10 kilometri. Il bacino del Trebbia, assieme ai suoi affluenti – precisa la consigliera – è sicuramente uno dei più puliti e meglio conservati della nostra Regione e sul suo corso insistono ben 6 siti di rete Natura 2000, uno dei quali il pSic "monte Dego, Monte Deri, Monte delle Tane", verrà investito direttamente dai lavori di costruzione". A parere di Daniela Guerra, "da anni si assiste ad una molteplicità di interventi di sfruttamento della risorsa acqua non supportati da una corretta analisi e valutazione complessiva del contesto territoriale sia a livello di bacino, sia dell’intera asta fluviale." Questo – continua – ha portato anche alla realizzazione, "non pianificata e irrazionale", di numerose centraline idroelettriche con impatti ambientali "in aperto contrasto" con le finalità della normativa regionale e di quella comunitaria per la protezione del patrimonio idrico e degli ecosistemi acquatici ( L.r. 36/94 e direttiva 2000/60/CE). Per garantire il mantenimento delle condizioni naturali nei fiumi e evitarne la scomparsa nei periodi di scarsa piovosità, Guerra chiede pertanto alla Giunta nuovi criteri di calcolo del deflusso minimo vitale (ossia la portata minima che deve essere garantita in un corso d’acqua, soggetto a derivazioni, per permettergli di mantenere vitale il proprio ecosistema), e suggerisce di considerare a tal fine la portata dell’intero bacino e non solo i singoli tratti omogenei dello stesso. La consigliera domanda inoltre se la Regione intenda promuovere, nel breve periodo, accordi volontari tra l’Assessorato Attività Produttive, le istituzioni preposte al rilascio delle autorizzazioni ed i proponenti degli impianti, per una valutazione degli impatti cumulativi nell’area vasta (come ad esempio l’asta del fiume sul territorio provinciale) e quindi per una loro razionalizzazione. Da ultimo l’esponente dei verdi chiede che l’esecutore dell’intervento che risultasse autorizzato sia vincolato da una convenzione che preveda anche ampie garanzie fideiussorie in relazione: al puntuale adempimento delle prescrizioni; al rispetto degli accorgimenti per mitigare fenomeni di inquinamento; al dovere di rispondere economicamente per ipotesi di danno ambientale cagionato in conseguenza dell’esercizio dell’impianto; al puntuale intervento di ripristino nell’ipotesi di dismissione dell’impianto stesso.