Monsignor Guzzetti: “In Uganda pace a rischio a causa delle multinazionali”

 Monsignor Damiano Guzzetti, missionario comboniano, vescovo della Diocesi di Moroto in Karamoja (Uganda) ha fatto visita questa mattina al vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio monsignor Gianni Ambrosio. Padre Damiano, come preferisce farsi chiamare in modo informale, è stato nominato vescovo, in questa terra tra le più povere d’Africa,  lo scorso 24 maggio. L’augurio che ha fatto a se stesso nel giorno della cerimonia è che nel periodo in cui si troverà a svolgere il suo compito le diversità, i conflitti e le lotte nella sua di diocesi finiscano e ci sia pace, per tutti. Questo pensiero che è racchiuso anche nella simbologia del suo anello vescovile, insieme al lavoro importante che la diocesi di Moroto svolge in collaborazione con il movimento Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo è stato al centro del dialogo con monsignor Ambrosio.
Al termine della visita pastorale con il monsignor Guzzetti ha anche visitato la sede di Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo in  via Martelli, per un incontro con gli amici i collaboratori e i volontari, proprio a sottolineare il profondo legame che esiste tra il movimento, fondato oltre quarant’anni fa da Don Vittorio e monsignor Manfredini, e la diocesi di Moroto città dove Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo svolge tante delle sue attività a favore della popolazione più povera. In seguito, il aindaco di Piacenza, Paolo Dosi, ha portato i saluti della città e dell’amministrazione comunale.

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A margine della sua visita, abbiamo avuto modo di parlare direttamente con monsignor Guzzetti, che ci ha spiegato quel’è la situazione della sua diocesi e non ha mancato di lanciare un appello-denuncia, non solo per sostenere l’invio di offerte e generi di prima necessità ma anche per svelare quali minacce potrebbero mettere in pericolo la pace della regione. 
Oltre alle malattie, come la malaria, ora il rischio è rappresentato dalle multinazionali: “Attualmente la pace apparente, che prosegue da 4-5 anni, è messa a rischio dalle società cinesi e indiane, soprattutto, che hanno scoperto giacimenti di metalli preziosi. Sono in arrivo degli avvoltoi, io li chiamo così, perché che sfruttano all’inverosimile la situazione già precaria, sia della società, che dell’ambiente, facendo manbassa di risorse per i loro interessi e potrebbero far riesplodere i confluitti”.  

La popolazione del Karamoja è formata soprattutto da pastori semi-nomadi, che vivono in una zona prevalentemente semi desertica. L’economia è basata sul bestiame in transumanza, per questo è necessario a questa gente l’emigrare durante la stagione secca in cerca di cibo per gli animali. Oltre alle multinazionali, poi, rimane aperta la questione della dote per potersi sposare. La poligamia è una usanza locale e questo porta, in periodo di carestia, ai furti di bestiame per potersi pagare la dote da offrire alla famiglia della donna. Con l’arrivo della chiesa e dei valori cristiani la società sta cambiando, ma la vera svolta è rappresentata dalla scuola, alla quale partecipano sempre più numerosi i giovani”. 

Ma anche dall’Italia si può esser utili per queste popolazioni, ha aggiunto monsignor Guzzetti, visto che gran parte dei servizi sono offerti dalla chiesa e si basano sulle offerte: “Le strutture sanitarie pubbliche non funzionano e quindi molto è basato sulle nostre strutture. Possiamo andare avanti solo con queste offerte, pensate che l’ospedale della diocesi si basa per l’80% sulle donazioni. In Uganda, fortunatamente, non si parla di Ebola, però da noi quella che uccide di più è la malaria, dovuta alla malnutrizione, a uno stile di vita rudimentale, alla sporcizia e all’acqua sporca che viene usata per qualsiasi cosa”.