Arrestato pericoloso latitante albanese. Si tratta di Aleksi Haki, albanese di 49 anni, muratore di Arezzo, considerato Capo della banda del "kanun", che gestiva il traffico di droga e il giro della prostituzione in Liguria nella zona del Tigullio (Chiavari) fin dal 1999. La banda prendeva il nome della legge tribale albanese del 1400.
Tutto parte grazie alla denuncia di una ragazza, da cui scattano i controlli e qualche anno, nel 2002 , gli arresti con 104 ordinanze di custodia cautelare per i membri della banda.
Aleksi Haki, il capo indiscusso dell'organizzazione, e' tra gli arrestati ma esce dal carcere nel 2008, per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Originario di Durazzo e residente ad Arezzo dove faceva il muratore, decide ora di stabilirsi a Caorso in provincia di Piacenza.
Intanto l'iter processuale procede e per Haki e altri 34 imputati arrivano le prime sentenze. Dopo i tre gradi di giudizio, la sentenza definitiva per Haki e' di 28 anni di carcere l'8 maggio 2013.
Nel frattempo il boss era diventato irreperibile dal 2010 anche se non ancora ricercato. Dall'atto di emissione dell'ordine di carcerazione diventa latitante. Ma deve scontare ancora 17 anni di carcere.
Nel luglio del 2014, dopo lunghi pedinamenti, viene localizzato a Durazzo in Albania dove, fiancheggiato da altri membri della banda dal Kanun, era riuscito a sfuggire all'arresto. Su segnalazione del nucleo investigativo dei Carabinieri di Piacenza, la polizia albanese riesce a raggiungerlo e fermarlo. In conformità al decreto svuotacarceri però, e per volontà del ministero della Giustizia italiano, e' in atto la procedura per valutare la possibilità di procedere all'esecuzione della pena in Albania senza estradizione. Tra i reati commessi dal boss: sfruttamento della prostituzione internazionale, spaccio di stupefacenti, tentato omicidio continuato (tra cui costrizione all'aborto per le prostitute), associazione a delinquere e introduzione abusiva di stranieri clandestini in concorso.
IL COMUNICATO DIRAMATO DAI CARABINIERI
PERICOLOSO LATITANTE ALBANESE ASSICURATO ALLA GIUSTIZIA.
ERA IL CAPO DELLA BANDA DEL “KANUN” CHE GESTIVA LA PROSTIUZIONE SULLE STRADE DEL TIGULLIO. DEVE ANCORA SCONTARE OLTRE DICIASSETTE ANNI DI CARCERE.
Arrestato dalla Polizia albanese in stretta collaborazione con il personale del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Piacenza, ALEKSI Haki, classe 1965, muratore di Arezzo, originario di Durazzo (Albania), considerato il capo italiano di una consorteria criminale, dedita allo sfruttamento della prostituzione sulle strade della Liguria.
Lo stesso era stato tratto in arresto in esecuzione di 104 Ordinanze di custodia cautelare emesse dalla D.D.A. di Genova per associazione mafiosa (Art. 416-bis c.p.), poiché riconosciuto come il capo indiscusso di una feroce organizzazione malavitosa che, con violenze inaudite, costringeva sulla strada giovani ragazze albanesi, fatte entrare clandestinamente in Italia. L’operazione “Kanun”, dal nome della legge tribale albanese che regola i rapporti tra i clan del paese delle aquile sin dal 1.400, è stata svolta dalla Squadra Mobile di Genova dal 1999 al 2002, permettendo di smantellare una vasta organizzazione radicata nel Tigullio (tra Cavi di Lavagna e Chiavari) con diramazioni in Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana.
Le vicende giudiziarie seguite agli arresti hanno visto una prima condanna a complessivi 260 anni di carcere presso il tribunale di Chiavari, confermati dalla Corte d’Appello di Genova, nel 2007, con 276 anni per 35 imputati. La pena più alta (30 anni) era toccata proprio ad ALEKSI Haki, feroce capo dell’organizzazione. In seguito la Corte di Cassazione riformava la sentenza, escludendo l’associazione mafiosa e riducendola a semplice (art. 416 c.p.), rinviando il tutto ad un nuovo processo di secondo grado. La Corte d’Appello di Genova perveniva così a nuova sentenza per complessivi 203 anni di carcere infliggendo 28 anni e 6 mesi all’ALEKSI. Finalmente la Corte di Cassazione chiudeva la vicenda penale, rendendo definitiva la sentenza nell’udienza dell’8 maggio 2013, seguita dal mandato di carcerazione della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Genova, dovendo l’ALEKSI ancora scontare anni 17 e mesi 1 di reclusione (pena residua).
Nel frattempo ALEKSI Haki, residente ad Arezzo, arrestato su ordine di custodia cautelare il 24 maggio 2002, permaneva in carcere in attesa di giudizio sino al 23 maggio 2008 (6 anni), quando veniva scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare e lo stesso prendeva domicilio a Caorso (PC), presso parenti, dove nel frattempo si era trasferita, da Arezzo, anche la sua famiglia. Ma nel maggio 2013, all’arrivo della sentenza definitiva, si era dato alla latitanza ricercato da tutte le polizie europee in ambito Schengen ed anche oltre, grazie all’Interpol.
L’arresto, dopo più di un anno di latitanza, è stato reso possibile dal certosino lavoro degli investigatori dei Carabinieri piacentini che partendo dal domicilio dichiarato in Caorso, dove sono ancora presenti alcuni parenti, ha permesso di localizzare il pericoloso latitante nella zona di Durazzo (Albania), dove si nascondeva sotto mentite spoglie favorito da componenti della sua organizzazione criminale.
Per giungere al brillante risultato gli operanti hanno fatto ricorso a tutti i più moderni ritrovati tecnologici, uniti al tradizionale lavoro di osservazione, controllo e pedinamento, tipico dell’operato delle polizie moderne.
Il Ministero della Giustizia italiano, in osservanza ad un accordo internazionale del 2002 entrato in vigore il 25 giugno 2004, ha già presentato istanza al collaterale dicastero albanese, per valutare la possibilità di procedere alla esecuzione della pena italiana in Albania.
DI SEGUITO I PRINCIPALI DELITTI PER CUI ALEKSI HAKI E’ STATO RICONOSCIUTO COLPEVOLE E PUNITO CON RECLUSIONE DI ANNI 26 MESI 1 E MULTA DI EURO 37MILA (ANCORA DA ESEGUIRE ANNI 17, MESI 1 E MULTA DI EURO 27MILA):
· Induzione e sfruttamento della prostituzione internazionale, pluriaggravato, continuato ed in concorso (Artt. 81 c 2 e 110 c.p. Artt. 3 n.6 e 8; 4 n.1 e 7 L.75/1958); dal 1997 al 1999 in Lavagna (GE) e zone limitrofe.
· Introduzione abusiva nello Stato di stranieri clandestini in concorso (Art. 110 c.p. e art. 3 L. 39/1990); marzo 1998 Genova e altri luoghi.
· Spaccio di sostanze stupefacenti (Art. 73 DPR 309/90); da aprile a giugno 1998 in Pisa.
· Spaccio continuato in concorso di sostanze stupefacenti (Artt. 81 c.2 e 110 c.p. Art. 73 DPR 309/90); dal 1998 al 1999 in Pisa.
· Associazione per delinquere (Art. 416 c.p.); prima e successivamente all’agosto 1997 in Chiavari (GE) e Lavagna (GE).
· Tentato omicidio continuato (Artt. 56, 110, 575 c.p.); 18 luglio 1998 in San Vendemiano (TV).