Un ritratto di oltre vent'anni di una storia d'Italia macchiata dalla presunta trattativa Stato-mafia condensato in un'ora e mezza di film. "La trattativa", che poi tanto presunta non appare vedendo il capillare lavoro di ricostruzione documentale e scenica dei fatti, dal periodo delle stragi ad oggi, effettuato da Sabina Guzzanti, ospite d'autore giovedì sera 9 ottobre a San Nicolò per i 60 anni del cinema Jolly. L'eclettica Guzzanti è arrivata nella nostra provincia proprio nel giorno in cui con un tweet solidarizzava con i boss mafiosi Riina e Bagarella "cui è stato negato il diritto" di partecipare alla deposizione nel processo in questione da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prevista al Colle il 25 ottobre. "Perché i traditori nelle istituzioni di fanno più schifo dei mafiosi" ha scritto. "So già che mi massacreranno – ha dichiarato alla platea e ai giornalisti – ma è stata una provocazione doverosa, visto che la legge dovrebbe essere uguale per tutti". Una doppia proiezione, intervallata dal dialogo con la protagonista, che ha riscosso il successo del folto pubblico accorso, uscito dalla sala per la verità sconfortato dalla quantità di informazioni drammatiche contenute nel film. Tutte volte a raccontare come dalle stragi di via Capaci e di via D'Amelio, pezzi di Stato (istituzioni, forze dell'ordine) siano scesi a patti con Cosa Nostra, trattativa di fatto culminata con l'ingresso di Forza Italia e di Berlusconi in politica. Una carrellata di personaggi infinita – boss come Riina e Provenzano, pentiti come Spatuzza e Massimo Ciancimino, militari come l'ex generale del Ros Mori, politici come l'ex presidente del Senato Mancino – tutti finiti tristemente nelle carte dell'inchiesta più scottante del nostro Paese. "Questo è un film che spiega in modo appassionante e chiaro di cosa si parla quando ci si riferisce alla trattativa. Cioè una serie di episodi che hanno mutilato la nostra democrazia rendendola sempre più debole. Oggi nel nostro paese l'opinione pubblica non conta nulla. La speranza è la decisione che qualcuno di noi prende per cambiare le cose. Se ho fatto questo film è perché ho speranza". La Guzzanti ha anche commentato con molta amarezza: "Il film è uscito da una settimana e non c'è un giornale che discuta o che ne parli. Persone ignobili preferiscono attaccarmi per il tweet che ho fatto".