Il segretario della Fiom nazionale, i metalmeccanici della Cgil, ha fatto da mattatore a un affollatissimo convegno oggi nel salone monumentale di Palazzo Gotico. Il tema riguardava naturalmente le dinamiche dell’occupazione con un interrogativo eloquente come titolo: “Siamo ancora una Repubblica fondata sul lavoro?”. Con lui al tavolo dei relatori c’erano Tito Boeri e Umberto Romagnolo con Tonia Mastrobuoni come moderatrice-coordinatrice del dibattito. “la costruzione della cittadinanza passa inevitabilmente attraverso la dignità del lavoro” dicono gli organizzatori del Festival del Diritto nel cui contesto si inseriva l’appuntamento di oggi. Un festival, lo ricordiamo, dedicato al macrotema della Partecipazione e dell’Esclusione.
E mai come per il lavoro è attuale il tema della partecipazione e soprattutto, purtroppo, dell’esclusione. La tutela del lavoro come mezzo di inclusione sociale dovrebbe essere il cardine di un meccanismo che oggi però è in evidente crisi, perché sono in crisi i soggetti che dovrebbero sostenerlo. Il riferimento non è solo alla politica e alle istituzioni che, in parte, ne accoglie i rappresentanti; anche il sindacato è in forte crisi: “Manca la rappresentatività” dice Landini e la causa è la disoccupazione crescente e lo smantellamento di certi meccanismi conquistati negli anni e oggi messi in discussione. A partire dalle garanzie sul posto di lavoro.
Il riferimento all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, oggetto di forte polemica proprio in questi giorni per il progetto di riduzione della tutela che rappresenta, è evidente. Ma non solo. Secondo il numero uno della Fiom la luce in fondo al tunnel è sempre e comunque rappresentata da politiche che mettano al centro i contratti nazionali e le assunzioni a tempo indeterminato. Un punto di arrivo che deve passare dall’allargamento degli ammortizzatori sociali a tutte le categorie di lavoratori.
Landini poi rincara la dose discostandosi drasticamente dalla posizione di chi vede la tutela dell’articolo 18 come limitante per la ripresa economica e se ne esce con una proposta che va in senso opposto a quella di molti rappresentanti del mondo dell’impresa e della politica i quali, anche di recente, hanno proposto di abolire il divieto di licenziamento per aziende sopra i 15 dipendenti; il tutto per favorire l’occupazione in un periodo di crisi nel quale, dunque, il rischio di impresa aumenta. Ebbene Landini rilancia: non solo non va abolito l’articolo 18 ma va esteso anche ai lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti. E annuncia di volersi impegnare per una grande manifestazione di piazza che coinvolga tutti i lavoratori indistintamente se il Governo proseguirà sulla sua strada senza tenere conto delle istanze del sindacato; o meglio, di una parte di esso.