Gli ultimi giorni di vacanza da sfruttare al massimo per ricaricare le pile. Settembre bussa alle porte e annuncia un autunno diverso dal solito. La novità delle cervellotiche elezioni della Provincia 2.0 ad ottobre e le Regionali a novembre rendono l'aria politica insolitamente più effervescente del solito. A molti politici piacentini l'estate è servita a mettere a fuoco idee e strategie per "restare in sella". Facile immaginare come questi pensieri stiano accompagnando le ferie del presidente della Provincia Massimo Trespidi, unico superstite del repulisti istituzionale voluto dal ministro Del Rio e che naturalmente ha coinvolto anche l'ente di via Garibaldi. Del resto, anche se le future Province diverranno enti di secondo livello, un'elezione non perde mai il suo appeal. La domanda chiave è cosa ha intenzione di fare il presidente uscente. Naturale che nella sua testa frullino dei ragionamenti che proviamo a ricostruire. La priorità è però tutta famigliare e dedicata alla moglie che sta attraversando un momento delicato. Solo se le notizie mediche saranno confortanti l'attuale presidente potrebbe prendere in considerazione ipotesi di candidatura. Una di queste riguarda le Regionali visto che Trespidi avrebbe ricevuto dal Nuovo Centrodestra – anche se non si è mai sbilanciato al riguardo, sicuramente il partito a lui più affine – l'offerta di candidarsi come consigliere. Per il momento la richiesta è in ghiaccio.
Riflessione ben più impegnativa quella che lo spingerebbe a ricandidarsi come presidente della nuova Provincia che sarà composta in prevalenza dai sindaci. A votare saranno in 583 tra sindaci, consiglieri provinciali uscenti e consiglieri comunali. L’elezione è prevista con due schede, quella per il presidente e quella per il consiglio provinciale composto da dieci membri. In buona sostanza due partite a sè stanti.
In questo caso Trespidi avrebbe due carte importanti da giocare: l'esperienza maturata in questi cinque anni, che gli consente di conoscere a memoria la macchina organizzativa. Vantaggio non da poco, al quale va aggiunto il fatto che come presidente della conferenza socio sanitaria e di Atersir – assemblee composte proprio da primi cittadini – ha di fatto già vissuto un’anteprima di quello che sarà il nuovo sistema di governance dell’ente. In quella sede diverse decisioni sono sempre state all’unanimità all’insegna del buon senso, come dimostra la vicenda dell’ospedale di Fiorenzuola.
La seconda carta è legata ai favori di cui gode in maniera trasversale tra le forze politiche tanto che nel Pd si teme che Trespidi possa fare suoi i voti di una parte degli amministratori chiamati al voto, segnatamente i consiglieri comunali democratici in Comune. In realtà sfruttare l’appoggio di eventuali franchi tiratori del Pd non può essere l’architrave della sua candidatura. In cuor suo Trespidi vorrebbe guidare la nuova Provincia per i prossimi 4 anni forte magari di un accordo trasversale in nome dell’esperienza già maturata all’insegna di equilibrio e imparzialità. Due le condizioni per la candidatura: il sostegno del centrodestra unito come avvenne nel 2009 e la rinuncia del Pd a presentare un suo portacolori per convergere sul suo nome. Allo stato una strategia ancora di complessa attuazione: sia perché sul tema il centrodestra appare ancora incerto e in ritardo, sia perché – date le condizioni particolarmente favorevoli sulla carta – non presentare un candidato proprio per molti del Pd equivarrebbe a un atto lesionistico senza precedenti. Strategia difficile, si diceva. Ma non impossibile. Nel centrosinistra il dibattito resta aperto con i papabili Patrizia Calza e Giuseppe Sidoli, ma in pole position ci sarebbe Francesco Rolleri per una candidatura, ma i timori di non riuscire a trovare una figura condivisa e quelli legata a un’ala del partito fin troppo dialogante con il presidente uscente esistono eccome. Il tempo stringe e le prossime settimane saranno decisive.